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Battiato e Baudelaire, un invito al viaggio

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Come scriviamo nel commento a La cura , un tema fondamentale in Battiato (e Sgalambro) è quello del viaggio a salvezza che troviamo anche in Baudelaire e di cui il modello fondamentale è Dante.

Cominciamo col riportare il testo di Invitation au voyage di Baudelaire con la traduzione di Raboni a fronte. Per un approfondimento rimandiamo al bell’articolo di Laura Ingallinella su criticaletteraria.org .

LIII. – L’Invitation au voyage Mon enfant, ma soeur,  Songe à la douceur  D’aller là-bas  vivre ensemble! Aimer à loisir,  Aimer et mourir  Au pays qui te ressemble!  Les soleils mouillés  De ces ciels brouillés  Pour mon esprit ont les charmes  Si mystérieux  De tes traîtres yeux,  Brillant à travers leurs larmes.  Là, tout n’est qu’ordre et beauté,  Luxe, calme et volupté.  Des meubles luisants,  Polis par les ans,  Décoreraient notre chambre;  Les plus rares fleurs  Mêlant leurs odeurs  Aux vagues senteurs de l’ambre,  Les riches plafonds,  Les miroirs profonds,  La splendeur orientale,  Tout y parlerait  A l’ame en secret  Sa douce langue natale.  Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté.  Vois sur ces canaux  Dormir ces vaisseaux  Dont l’humeur est vagabonde;  C’est pour assouvir  Ton moindre désir  Qu’ils viennent du bout du monde.  Les soleils couchants  Revêtent les champs,  Les canaux, la ville entière,  D’hyacinthe et d’or;  Le monde s’endort  Dans une chaude lumière. Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté.

Traduzione di Giovanni Raboni, 1987

Sorella mia, mio bene, che dolce noi due insieme, pensa, vivere là! Amare a sazietà, amare e morire nel paese che tanto ti somiglia! I soli infradiciati di quei cieli imbronciati hanno per il mio cuore il misterioso incanto dei tuoi occhi insidiosi che brillano nel pianto. Là non c’è nulla che non sia beltà, ordine e lusso, calma e voluttà. Mobili luccicanti che gli anni han levigato orneranno la stanza; i più rari tra i fiori che ai sentori dell’ambra mischiano i loro odori, i soffitti sontuosi, le profonde specchiere, l’orientale splendore, tutto là con segreta dolcezza al cuore parlerà la sua lingua natale. Là non c’è nulla che non sia beltà, ordine e lusso, calma e voluttà. Vedi su quei canali dormire bastimenti d’animo vagabondo, qui a soddisfare i minimi tuoi desideri accorsi dai confini del mondo. – Nel giacinto e nell’oro avvolgono i calanti soli canali e campi e l’intera città il mondo trova pace in una calda luce. Là non c’è nulla che non sia beltà ordine e lusso, calma e voluttà.

Il tema del viaggio rappresenta per Baudelaire una delle tappe fondamentali che l’uomo (il poeta) deve attraversare per tentare di soddisfare almeno un poco la sua tensione irrefrenabile e insaziabile verso l’assoluto.

Il percorso verso l’infinito e l’ idéal ( Spleen et idéal è il titolo della prima sezione de Les Fleurs du Mal ) non tiene conto della problematica etica: non importa che l’uomo segua la retta via o la via del peccato, ciò che conta è unicamente giungere a momenti di contatto con l’Assoluto, che si può soltanto intuire, e non conoscere a fondo. Nel seguente passaggio, tratto dall’ Hymne au Beauté (poesia da Les Fleurs du Mal significativamente intitolata Inno alla Bellezza ) troviamo precisamente espresso questo fondamentale concetto:

Que tu viennes du ciel ou de l’enfer, qu’importe,  O Beauté! monstre énorme, effrayant, ingénu! Si ton oeil, ton souris, ton pied, m’ouvrent la porte D’un Infini que j’aime et n’ai jamais connu? De Satan ou de Dieu, qu’importe? Ange ou Sirène, Qu’importe, si tu rends, – fée aux yeux de velours, Rythme, parfum, lueur, o mon unique reine! –  L’univers moins hideux et les instants moins lourds? Che tu venga dal cielo o dall’inferno, che importa, O Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo! Se il tuo occhio, il tuo sorriso, il tuo piede, mi aprono la porta  Di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto? Se da Satana o da Dio, che importa, Sirena o Angelo,  Che importa, se tu rendi – fata occhi-di-velluto,  Ritmo, profumo, luce, o mia sola regina! – L’universo meno orrendo e gli istanti meno gravosi?

L’idea (o l’ idéal ) del viaggio porta necessariamente con sé il gusto e il piacere dell’esotico, di un certo sapore romantico ma rivestito tutto della profonda utopia baudelairiana dell’ Inconnu .

Basti la lettura del sonetto intitolato Profumo esotico per comprendere il carattere sinestetico analogico del paesaggio che è l’odorato, è l’umano, è lo Sconosciuto, l’isola felice, il calore, i bagliori di un « monotono sole » , un luogo con « alberi strani » , uomini vigorosi e donne sensuali, profumo di tamerici (donde un’evidente ripresa ne La pioggia nel pineto di D’Annunzio). 

Ogni elemento sensoriale si intreccia con l’animo del poeta, che del « profumo delle verdi tamerici » è colmato, e che viene inoltre connesso al « canto degli equipaggi » , e quindi al mare, altro grande nemico-compagno dell’uomo-marinaio nel viaggio esotico. Nemico-compagno, perché il viaggio è sì una grande possibilità, ma può essere irto di pericoli (la « tirannica Circe dai rischiosi profumi » ), e a volte insoddisfacente per i viaggiatori che, delusi nel loro desiderio perpetuo e perpetuamente rinnovantesi, poiché sognavano « vaste, ignote, cangianti voluttà » e « paradisi di luce » , tornano a raccontare l’esperienza, l’illusione, l’amara conoscenza, ai sedentari, « cervelli infantili » ( Le voyage ).

In connessione con la Bellezza, troviamo quindi, l’altra faccia del viaggio, che alla fine dell’epopea de Le voyage , si rivela la Morte, chiamata con l’epiteto di « vecchio capitano » , che è personificata come interlocutore principale, nell’apostrofe finale, che accenna un barlume, seppur effimero, di speranza:

Ô Mort, vieux capitaine, il est temps! Levons l’ancre! Ce pays nous ennuie, ô Mort! Appareillons! Si le ciel et la mer sont noirs comme de l’encre, Nos coeurs que tu connais sont remplis de rayons! Verse-nous ton poison pour qu’il nous réconforte! Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau, Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu’importe? Au fond de l’Inconnu pour trouver du nouveau ! O Morte, vecchio capitano, è tempo! Leviamo l’ancora! Questo paese ci annoia, o Morte! Salpiamo! Se cielo e mare sono neri come inchiostro, I nostri cuori che tu conosci sono colmi di luce! Versaci il tuo veleno affinché ci riconforti! Noi vogliamo, tanto questo fuoco ci brucia il cervello, Tuffarci giù nel gorgo profondo, sia l’Inferno o il Cielo, che importa? Giù nell’Ignoto per trovare del nuovo !

In questo capitale passaggio, risiede tutta l’antropologia e l’estetica baudelairiana: l’uomo in continuo disequilibrio tra spleen (l’inquietudine esistenziale, mai repressa) e idéal (l’assoluto, l’infinito, perpetuamente da ricercare), che, non importa come , bisogna raggiungere. Bisogna affogare nel gorgo profondo dell’Ignoto (l’ Inconnu ), per trovare il nuovo . E direi per ri-trovare il nuovo, ovvero per ritornare all’unità originaria cui l’uomo costantemente agogna, nella ricerca delle analogie (dell’Analogia) che lega ancestralmente le cose.

Ed è per questo che il poeta offre l’Invitation au voyage , l’invito al viaggio.

L’invito è rivolto alla donna amata, chiamata «ma soeur» («mia sorella») e «mon enfant» (nella traduzione di Raboni «mio bene»; ma ritengo più consona la traduzione di Bufalino, «bimba»).

Il paesaggio è un paesaggio nordico, luminoso ed umido, molto probabilmente olandese seppure non sia mai nominata l’Olanda esplicitamente, ma attraverso una rete di allusioni, la sontuosità delle stanze, di mobili e soffitti, i fiori, lo splendore dell’Oriente, i canali, i vascelli. Il poeta immagina la luce di un Paese mai visitato grazie alla rappresentazione pittorica. 

Nell’armonia, sognata attraverso gli occhi della donna, si evoca un paesaggio che diviene stato d’animo.  

Nella descrizione del paese agognato, troviamo varie tracce dello sfarzo esotico: i lucenti mobili, i rari fiori che adornano la camera, le profonde specchiere, i soffitti affrescati. 

La visualizzazione prosegue con il sole che tramonta e le navi mercantili, e una pace e una luce universali.

Nel refrain , il luogo ideale viene analizzato e ritratto dai seguenti elementi: ordine ( ordre ), bellezza ( beauté ), lusso ( luxe ), calma ( calme ) e voluttà ( volupté ).

L’ Invito al viaggio è un invito al viaggio interiore, viaggio verso l’infinito e ritorno, luogo ­specchio della donna amata.

Nell’omonimo passo in prosa tratto da Le Spleen de Paris , Baudelaire ricrea l’atmosfera semantica, dell’affascinante, dell’esotico, del meraviglioso, Paese di Cuccagna, l’Oriente dell’Occidente, la Cina dell’Europa.

Opportuno riportare i passaggi principali della prosasuddetta che si ritrovano nella poesia di Invito al viaggio :

Il est un pays superbe, un pays de Cocagne , dit-on, que je rêve de visiter avec une vieille amie . […] illustré de ses savantes et délicates végétations. Un vrai pays de Cocagne, où tout est beau, riche, tranquille, honnête; où le luxe a plaisir à se mirer dans l’ordre ; où la vie est grasse et douce à respirer; […] où tout vous ressemble, mon cher ange. […] Il est une contrée qui te ressemble , où tout est beau, riche, tranquille et honnête, où la fantaisie a bâti et décoré une Chine occidentale, où la vie est douce à respirer, où le bonheur est marié au silence. C’est là qu’il faut aller vivre , c’est là qu’il faut aller mourir ! Oui, c’est là qu’il faut aller respirer, rêver et allonger les heures par l’infini des sensations . Un musicien a écrit l’ Invitation à la valse ; quel est celui qui composera l’ Invitation au voyage , qu’on puisse offrir à la femme aimée , à la sœur d’élection ? Oui, c’est dans cette atmosphère qu’il ferait bon vivre, là bas, où les heures plus lentes contiennent plus de pensées, où les horloges sonnent le bonheur avec une plus profonde et plus significative solennité. Sur des panneaux luisants, ou sur des cuirs dorés et d’une richesse sombre, vivent discrètement des peintures béates, calmes et profondes, comme les âmes des artistes qui les créèrent. Les soleils couchants , qui colorent si richement la salle à manger ou le salon, sont tamisés par de belles étoffes ou par ces hautes fenêtres ouvragées que le plomb divise en nombreux compartiments. Les meubles sont vastes, curieux , bizarres, armés de serrures et de secrets comme des âmes raffinées. Les miroirs, les métaux, les étoffes, l’orfèvrerie et la faïence y jouent pour les yeux une symphonie muette et mystérieuse; et de toutes choses, de tous les coins, des fissures des tiroirs et des plis des étoffes s’échappe un parfum singulier, un revenez-y de Sumatra, qui est comme l’âme de l’appartement. Un vrai pays de Cocagne , te dis-je, où tout est riche, propre et luisant , comme une belle conscience, comme une magnifique batterie de cuisine, comme une splendide orfèvrerie, comme une bijouterie bariolée! Les trésors du monde y affluent, comme dans la maison d’un homme laborieux et qui a bien mérité du monde entier. Pays singulier , supérieur aux autres, comme l’Art l’est à la Nature, où celle-ci est réformée par le rêve, où elle est corrigée, embellie, refondue. Moi, j’ai trouvé ma tulipe noire et mon dahlia bleu ! Fleur incomparable, tulipe retrouvée, allégorique dahlia, c’est là, n’est-ce pas, dans ce beau pays si calme et si rêveur, qu’il faudrait aller vivre et fleurir ? Ne serais-tu pas encadrée dans ton analogie, et ne pourrais-tu pas te mirer, pour parler comme les mystiques, dans ta propre correspondance ? Des rêves! toujours des rêves! et plus l’âme est ambitieuse et délicate, plus les rêves l’éloignent du possible. Chaque homme porte en lui sa dose d’opium naturel, incessamment sécrétée et renouvelée, et, de la naissance à la mort, combien comptons-nous d’heures remplies par la jouissance positive, par l’action réussie et décidée? Vivrons-nous jamais, passerons nous jamais dans ce tableau qu’a peint mon esprit , ce tableau qui te ressemble? Ces trésors, ces meubles, ce luxe, cet ordre, ces parfums, ces fleurs miraculeuses , c’est toi. C’est encore toi, ces grands fleuves et ces canaux tranquilles . Ces énormes navires qu’ils charrient, tout chargés de richesses , et d’où montent les chants monotones de la manœuvre , ce sont mes pensées qui dorment ou qui roulent sur ton sein. Tu les conduis doucement vers la mer qui est l’infini , tout en réfléchissant les profondeurs du ciel dans la limpidité de ta belle âme; – et quand, fatigués par la houle et gorgés des produits de l’Orient, ils rentrent au port natal , ce sont encore mes pensées enrichies qui reviennent de l’Infini vers toi. Un paese superbo, un paese di Cuccagna , dicono, quello che io sogno di visitare con una vecchia amica . […] istoriato di sapienti e delicate flore. Un vero paese di Cuccagna, dove tutto è ricco, bello, tranquillo, retto; dove il lusso gode a specchiarsi senza fine nell’ordine ; dove la vita à grassa e dolce da respirare; […] dove tutto ti rassomiglia , angelo caro. […] C’è una contrada fatta a tua somiglianza , dove tutto è splendido, ricco, tranquillo e retto, […] dove il silenzio è sposato alla gioia. È là che bisogna andare a vivere , è là che bisogna andare a morire ! Sì, è là che bisogna andare a respirare e a sognare , a fare lente le ore, con l’infinito dei sensi . Un musicista ha scritto L’invito al valzer : chi comporrà L’invito al viaggio perché si possa offrirlo alla donna amata, alla sorella d’elezione ? Sì, è in quella luce che la vita sarebbe splendida , laggiù, dove più lente le ore, più traboccanti i pensieri, là dove gli orologi rintoccano la felicità con una più profonda, più significativa solennità. Su pannelli luminosi, su cuoi dorati, – assopita ricchezza -, vivono sommesse beate figure, calme e profonde, come le anime degli artisti che le crearono. I soli tramontanti , che a profusione colorano la sala da pranzo o il salone, sono attenuati filtrando da splendide stoffe, o da quelle alte finestre elaborate che il piombo separa in molte specule. I mobili sono profondi, deliranti , bizzarri, protetti da serrature e doppi fondi come gli animi raffinati. Le specchiere, i metalli, i tessuti, l’oreficeria e le ceramiche suonano per gli occhi una sinfonia muta, misteriosa: e dagli angoli delle cose, dalle fessure dei cassetti, dalle pieghe delle stoffe si leva un aroma singolare, un fantasma di Sumatra, che è come l’anima delle stanze. Un vero paese di Cuccagna , ti dico, dove tutto è ricco, pulito e lucente : come una coscienza bella, come una magnifica batteria di pentole, come una splendida oreficeria, come una gioielleria accesa di colori. I tesori del mondo vi affluiscono come alla casa di un uomo laborioso che tanto ha meritato dal mondo intero. Singolare paese , superiore a ogni altro come l’Arte lo è alla Natura: dove la natura è rifatta attraverso il sogno, è corretta, imbellita, ricreata. […] Io, io ho trovato il mio tulipano nero e la mia dalia blu ! Incomparabile fiore, ritrovato tulipano allegorica dalia! Non è là, in quella terra bella, così calma e immersa nel sogno che si dovrà andare a vivere e a fiorire ? Allora non sarai forse incorniciata nella tua analogia? E non potrai rispecchiarti, per parlare come i mistici, nella tua corrispondenza ? I sogni! Per sempre i sogni! E più un’anima è ambiziosa e raffinata, più i sogni la sospingono via dal possibile. Ogni uomo ha dentro di sé il suo oppio naturale, senza posa secreto e rinnovato: e dalla nascita fino alla morte, quante ore conteremo della gioia che dice sì, dell’azione compiuta e risoluta? Vivremo mai in quel quadro dipinto dal mio spirito? Riusciremo a migrare in quel quadro che è il tuo specchio? I tesori, i mobili, l’abbondanza, l’ordine, i profumi, i fiori miracolosi , – sei tu. Sei tu, ancora, quei grandi fiumi , quei canali tranquilli . Quegli immensi vascelli che essi trasportano, sovraccarichi di ricchezze , da cui si levano monotoni i canti di manovra , sono i miei pensieri che dormono o rollano sul tuo seno. Tu li trasporti dolcemente al mare che è l’Infinito , specchiando le profondità del cielo nella trasparenza della tua splendida anima; – e quando, stancati dall’onda e traboccanti di spezie d’Oriente rientrano al porto natale , sono ancora i miei pensieri arricchiti che ritornano dall’ Infinito a te.

Ecco un confronto puntuale tra il testo di Battiato e Sgalambro e quello di Baudelaire:

Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto. I soli languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio spirito l’incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati. Laggiù tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà. Il mondo s’addormenta in una calda luce di giacinto e d’oro. Dormono pigramente i vascelli vagabondi arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi desideri. Le matin j’écoutais (il mattino ascoltavo) les sons du jardin (i suoni del giardino) la langage des parfums (il linguaggio dei profumi) des fleurs. (dei fiori) Amare e morire nel paese che tanto ti somiglia! I soli infradiciati di quei cieli imbronciati hanno per il mio cuore il misterioso incanto dei tuoi occhi insidiosi che brillano nel pianto. Là non c’è nulla che non sia beltà ordine e lusso, calma e voluttà. Nel giacinto e nell’oro avvolgono i calanti soli canali e campi e l’intera città il mondo trova pace in una calda luce. Vedi su quei canali dormire bastimenti d’animo vagabondo, qui a soddisfare i minimi tuoi desideri accorsi dai confini del mondo. Mobili luccicanti che gli anni han levigato orneranno la stanza; i più rari tra i fiori che ai sentori dell’ambra mischiano i loro odori , i soffitti sontuosi, le profonde specchiere, l’orientale splendore, tutto là con segreta dolcezza al cuore parlerà la sua lingua natale .

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Translating Baudelaire: L’Invitation au Voyage

Translating Baudelaire:  L’Invitation au Voyage

Editor’s note: This is the sixth installment in the series “Poetry in a Time of Dislocation.” Fine art photographer Fern Nesson asserts that the place for art is critical during this time of pandemic, and she has immersed herself in the French poets, translating important works and sharing them as photo essays. This week, in a return to Charles Baudelaire, Fern explains her method of translation.

(Click here for previous installments:  Charles Baudelaire,   Guillaume Apollinaire,   Paul Valéry , Christine de Pizan , and Paul Verlaine .)

Baudelaire’s most famous poem is “L’Invitation au Voyage.” Translating this poem is treacherous since it’s been translated so many times by others (often exceedingly badly) but it gives me the opportunity to explain a bit about my approach to translation.

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Photo: Fern Nesson

The French speakers among you will have noticed that I do not translate word for word nor to do I attempt to rhyme. In my view, translators who do that often sacrifice meaning, rhythm and poetry in their effort to reproduce the words exactly.

Instead, I practice what scholars of translation have called “mimesis.” Mimesis is an effort to get inside the poet’s head and heart, to come to understand his ideas, his intentions and the way he uses language. Then, having done that, a mimetic translator becomes the poet (metaphorically) and rewrites the poem in his own language. Done well, the poem will retain its rhythm, its poetic imagery and its meaning.   (Just an aside: Baudelaire himself translated Edgar Allan Poe into French and he practiced mimesis in doing so.)

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In my translation of “L’Invitation Au Voyage,” I tried my best to communicate Baudelaire’s thoughts and style but, in one instance, I gave up. The famous refrain — “Là, tout n’est qu’ordre et beauté, luxe, calme et volupté — defeated me. I could find no English words that could reproduce Baudelaire’s economy of expression and his absolutely magical way of describing paradise. So I left the refrain untranslated. The French words are close enough to English to give you a sense of their meaning and so I left them as written. Please forgive me and enjoy this extraordinary poem!

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L’Invitation Au Voyage from Les Fleurs du Mal (1851)

Mon enfant, ma soeur, Songe à la douceur D’aller là-bas vivre ensemble! Aimer à loisir, Aimer et mourir Au pays qui te ressemble! Les soleils mouillés De ces ciels brouillés Pour mon esprit ont les charmes Si mystérieux De tes traîtres yeux, Brillant à travers leurs larmes.

Là, tout n’est qu’ordre et beauté,

Luxe, calme et volupté.

Des meubles luisants, Polis par les ans, Décoreraient notre chambre; Les plus rares fleurs Mêlant leurs odeurs Aux vagues senteurs de l’ambre, Les riches plafonds, Les miroirs profonds, La splendeur orientale, Tout y parlerait À l’âme en secret Sa douce langue natale.

Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté.

Vois sur ces canaux Dormir ces vaisseaux Dont l’humeur est vagabonde; C’est pour assouvir Ton moindre désir Qu’ils viennent du bout du monde. — Les soleils couchants Revêtent les champs, Les canaux, la ville entière, D’hyacinthe et d’or; Le monde s’endort Dans une chaude lumière.

                                                                                   

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My translation

My child, my sister, my love, Imagine the joy of running away together, Free to love, To love and to die in a land that reminds me of you. A land where moist suns glow in misty skies,

A land whose mysterious charms are the same for me as your flashing eyes,

brilliant through their tears.

Gleaming woods burnished by the years adorn our chambers. the rarest of flowers mix their scents with hints of amber.

Coffered ceilings, Gilded mirrors, Carpets of oriental splendor — all whisper to us

in the sweet native language of the soul.

Picture a fleet of ships floating sleepily in the harbor awaiting your command. They stand ready to sail to the ends of the earth

to satisfy your least desire, your every whim.

The setting sun bathes the fields, the canals, the whole scene, in hyacinth and gold. All the world slumbers in its warm light.

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Lead photo credit : Photo: Fern Nesson

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By fern nesson.

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Based in Cambridge, Massachusetts, Fern Nesson is a fine art photographer with an MFA in photography. She visits Paris regularly where she captures interior scenes. Her work is abstract, and brings fresh perspective to lovers of Paris, while also illuminating interesting museum exhibitions and cultural events taking place in the City of Light. She recently published a book compilation of the popular Bonjour Paris series "50 Things I Miss About Paris." Purchase this beautiful, photography-filled book on Amazon or contact Fern directly by email: fernlnesson [at] gmail.com. She's offering a special deal for Bonjour Paris readers: purchase the book at cost, a $25 discount.

Lyn Parkyns

Voglia di poesia

Poesie d'amore e libertà

L’invitation au voyage (L’invito al viaggio) — Charles Baudelaire

…Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté… __ …Là tutto non è che ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà…

L’invitation au voyage

Mon enfant, ma soeur, Songe à la douceur D’aller là-bas vivre ensemble! Aimer à loisir, Aimer et mourir Au pays qui te ressemble! Les soleils mouillés De ces ciels brouillés Pour mon esprit ont les charmes Si mystérieux De tes traîtres yeux, Brillant à travers leurs larmes.

Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté.

Des meubles luisants, Polis par les ans, Décoreraient notre chambre; Les plus rares fleurs Mêlant leurs odeurs Aux vagues senteurs de l’ambre, Les riches plafonds, Les miroirs profonds, La splendeur orientale, Tout y parlerait À l’âme en secret Sa douce langue natale.

Vois sur ces canaux Dormir ces vaisseaux Dont l’humeur est vagabonde; C’est pour assouvir Ton moindre désir Qu’ils viennent du bout du monde. — Les soleils couchants Revêtent les champs, Les canaux, la ville entière, D’hyacinthe et d’or; Le monde s’endort Dans une chaude lumière.

{Charles Baudelaire — L’invitation au voyage}

L’invito al viaggio

Piccola mia, sorella, Pensa alla dolcezza di andare a vivere laggiù insieme! Amare a volontà, amare e morire, nel paese che ti assomiglia! I soli inzuppati di quei cieli imbronciati hanno per la mia anima lo stesso incanto così misterioso dei tuoi occhi insidiosi che luccicano tra le lacrime.

Là tutto non è che ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà.

Dei mobili lucenti lucidati dagli anni, decoreranno la nostra stanza; i più rari fiori che uniscono il loro profumo al lieve effluvio dell’ambra, i soffitti sontuosi, gli specchi profondi, lo splendore orientale, tutto parlerebbe segretamente all’anima la sua dolce lingua natale.

Guarda su quei canali come dormono le navi il cui umore è vagabondo. È per esaudire ogni tuo più piccolo desiderio che arrivano dai confini del mondo. Il sole al tramonto riveste i campi, i canali, la città tutta, di giacinto e oro; il mondo si assopisce in una calda luce.

{L’invito al viaggio — Charles Baudelaire}

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3 Risposte a “L’invitation au voyage (L’invito al viaggio) — Charles Baudelaire”

Un piccolo appunto… I mobili non sono ‘levigati’ ma ‘lucidati dagli anni’, questa è la corretta traduzione del verso.

@Elisabetta: Grazie per l’appunto. Ho corretto, sostituendo ‘levigati’ con ‘lucidati’.

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“Invito al viaggio”: quando Franco Battiato citò Baudelaire

Le canzoni di Franco Battiato sono pura poesia in musica, e su questo non nutriamo alcun dubbio. Sapete però che un celebre testo del cantautore è la riscrittura di una poesia di Baudelaire? Scopriamo quale.

Alice Figini

rabendeviaregia , CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia Commons

In occasione dell’anniversario della scomparsa del maestro Franco Battiato vi spieghiamo perché le sue canzoni sono poesia . Chi ascolta le note del cantautore siciliano lo sa; ormai conosce il mistero custodito in quelle melodie capaci di trasportarci in una realtà trascendente. Le canzoni di Battiato sono una forma sublime di arte, una poesia in musica, alcune più di altre. Sapete che una delle canzoni più celebri del cantautore, Invito al viaggio , è la riscrittura di una poesia di Charles Baudelaire ?

Fleurs : quando Battiato citò Baudelaire

Proprio così. L’album di Battiato composto nel 1999, Fleurs , presenta sin dal titolo un chiaro riferimento alla raccolta Les Fleurs du mal (1857) di Baudelaire . Il filo conduttore del disco, inciso dall’autore in soli due giorni nella sua casa di Milo alle pendici dell’Etna, era il tema del viaggio unito a un senso impalpabile di malinconia. La copertina di Fleurs , il ventesimo album del cantautore, era la riproduzione di un quadro di Battiato stesso, Derviscio Con Rosa , e rimanda alla tecnica dell’ èkphrasis utilizzata come fil rouge dei brani: ogni canzone appare come la descrizione di un quadro, in questo caso di un quadro interiore, ovvero di una visione intima della coscienza. Il sottotitolo dell’album era infatti “ esempi affini di scrittura ”, Battiato rintraccia nelle parole e nelle immagini offerte da altri la propria voce.

L’ultima traccia del disco, Invito al viaggio , è una riscrittura della lirica originale di Baudelaire L’Invitation au voyage contenuto in Les Fleurs du mal . Il testo fu composto e adattato in traduzione italiana dal filosofo e saggista catanese Manlio Sgalambro , mentre la musica dallo stesso Franco Battiato.

Scopriamo analogie e differenze tra la canzone di Battiato e la poesia di Baudelaire .

Invito al viaggio di Franco Battiato: testo

Ti invito al viaggio In quel paese che ti assomiglia tanto. I soli languidi dei suoi cieli annebbiati Hanno per il mio spirito l’incanto Dei tuoi occhi, quando brillano offuscati. Laggiù tutto è ordine e bellezza, Calma e voluttà. Il mondo s’addormenta in una calda luce Di giacinto e d’oro. Dormono pigramente i vascelli vagabondi Arrivati da ogni confine Per soddisfare i tuoi desideri. I tuoi desideri... Le matin, j’écoutais les sons du jardin La langage des parfums, le langage des parfums: des fleurs...

Invito al viaggio di Charles Baudelaire: testo

Sorella mia, mio bene, che dolce noi due insieme, pensa, vivere là! Amare a sazietà, amare e morire nel paese che tanto ti somiglia! I soli infradiciati di quei cieli imbronciati hanno per il mio cuore il misterioso incanto dei tuoi occhi insidiosi che brillano nel pianto. Là non c’è nulla che non sia beltà, ordine e lusso, calma e voluttà. Mobili luccicanti che gli anni han levigato orneranno la stanza; i più rari tra i fiori che ai sentori dell’ambra mischiano i loro odori, i soffitti sontuosi, le profonde specchiere, l’orientale splendore, tutto là con segreta dolcezza al cuore parlerà la sua lingua natale. Là non c’è nulla che non sia beltà, ordine e lusso, calma e voluttà. Vedi su quei canali dormire bastimenti d’animo vagabondo, qui a soddisfare i minimi tuoi desideri accorsi dai confini del mondo. Nel giacinto e nell’oro avvolgono i calanti soli canali e campi e l’intera città il mondo trova pace in una calda luce. Là non c’è nulla che non sia beltà ordine e lusso, calma e voluttà.

Invito al viaggio: dalla poesia di Baudelaire alla canzone di Battiato

Il viaggio cui fa riferimento Battiato è di proustiana memoria: “ Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi ” scriveva l’autore della Recherche . Non a caso Franco Battiato fa riferimento al viaggio “ in quel paese che ti somiglia tanto ”, evocando la libertà del rispecchiamento dentro sé stessi, una capacità di riconoscersi. Solo conoscendo a fondo noi stessi scopriremo il mondo; è questa la morale custodita nell’ invito al viaggio di Battiato .

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Ma quali sono le differenze principali tra la canzone e la poesia ? Le più riconoscibili riguardano lo schema metrico e la totale assenza di rime: Battiato si serve della melodia per sposare tra loro le parole e quindi non le unisce secondo accordi o assonanze verbali. In entrambi i casi comunque il tema centrale è il viaggio onirico : il poeta parla del viaggio compiuto guardando negli occhi la donna amata, il cantautore invece non si rivolge a una donna nello specifico, ma un “ tu ” non meglio identificato che tuttavia conosce bene e per cui nutre un sentimento esclusivo. L’invito al viaggio di Baudelaire è amoroso, l’uso reiterato dei pronomi possessivi “mia” mostra la sua vicinanza alla donna amata, è proprio la coincidenza tra la donna e il paesaggio a rendere possibile la fuga; mentre l’invito di Battiato è più contemplativo, fa riferimento a una dimensione trascendente. “ Amare è morire ”, dice Baudelaire, alludendo al fatto che amare è sufficiente per riempire la vita sino alla morte. Nella poesia appare il riferimento a una paesaggio esotico, lussuoso da Mille e una notte che sembra intriso di un soffio di erotismo; mentre la visione di Battiato è più ascetica fatta interamente di “calma e luce”.

Nella canzone viene inoltre eliminata la strofa centrale della poesia che descrive nei dettagli il paesaggio contemplato dall’amante restituendoci l’immagine di un regno orientale fatto di lusso, fiori rari, soffitti adornati e specchi che sembrano sollecitare tutti i sensi dal tatto, alla vista sino all’olfatto. Battiato spoglia il paesaggio baudelairiano da ogni caratteristica fisica, trasformandolo in un luogo dell’anima.

Laggiù tutto è ordine e bellezza, Calma e voluttà.

Nel finale della canzone di Battiato inoltre il “tu” scompare e si passa all’io; protagonisti non sono più gli amanti, ma l’individuo e il suo profondo mistero. Gli ultimi versi in francese danno voce un “ je ”, forse rappresentazione stessa dell’anima. Infine è l’anima ad ascoltare i canti, i profumi e i suoni di un giardino misterioso che sembra essere l’emblema della “ foresta di simboli” di Baudelaire, il luogo dove la “ Natura è un tempio ” dove avvengono le corrispondenze .

Non è la prima volta che Battiato si ispira a un grande autore della letteratura per comporre le sue musiche; l’ aveva già fatto con Leopardi ne Gli uccelli , ma la sua rilettura del testo di Baudelaire ci consegna tutta l’intensità spirituale di una mente capace di accogliere le profonde “affinità elettive” in grado di legare il mondo interiore alla realtà esteriore.

Le “corrispondenze” intessute da Franco Battiato ci permettono di avvertire delle vibrazioni contemplative legate a un altrove, che nella poesia di Baudelaire si lega a un luogo fisico - un ignoto e lussuoso mondo orientale - mentre ora, nel canto, appare più simile a una dimensione mentale, una sorta di paradiso dell’anima. Quel “laggiù” che si trova oltre il confine sembra essere la destinazione finale del viaggio, la meta agognata.

“Gli uccelli”: la canzone di Battiato ispirata all’operetta di Leopardi

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Invito al viaggio”: quando Franco Battiato citò Baudelaire

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"L'Invitation au voyage" de Baudelaire : une analyse évocative

  • Hugo Rodriguez Université Libre de Bruxelles

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Hugo rodriguez, université libre de bruxelles, how to cite.

  • Endnote/Zotero/Mendeley (RIS)

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E-ISSN 2035-391

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Accueil Numéros 24 Imitations, traductions, variatio... In compagnia di Baudelaire : trad...

In compagnia di Baudelaire : traduzione, dialogo, imitazione

Ricostruisco le tappe del mio percorso di traduttore e critico di Baudelaire, prima di esaminare le scelte lessicali e prosodiche della mia versione italiana del sonetto À une passante – una traduzione che diventa riscrittura in versi rimati del poeta francese. Il ritorno sull’analisi che ne avevo proposto nel mio libro del 2007, I fiori di Baudelaire. L’infinito nelle strade , mi consente di far risaltare lo stretto vincolo che unisce esegesi e traduzione.

Entrées d’index

Parole chiave: , index géographique : , index chronologique : , texte intégral, passaggi di un cammino.

  • 1 Charles Baudelaire , I fiori del male , traduzione e cura di Antonio Prete, Milano, Feltrinelli, 2003 (...)

1 Tradurre Baudelaire 1 per me è stato un esercizio, più che critico, spirituale. Exercice spirituel , come si usava dire nell’area dei giovani mallarmeani (Valéry e il Gide del Traité du Narcisse e di Une tentative amoureuse fino a Nourritures terrestres ) trascrivendo l’ascesi nel quotidiano della scrittura. Nel 1973 mi accadde di passare un lungo periodo leggendo e rileggendo il volume unico della « Pléiade » baudelairiana (non era ancora uscita l’edizione in due volumi curata da Pichois). Da questo ritiro – fu per un tratto un vero ritiro in solitudine, in un posto di montagna del Trentino – nacque un saggio dedicato al Baudelaire critico intitolato Salon Baudelaire e pubblicato sul primo numero della rivista « Per la critica ». Era, questa, una rivista che, intorno a Gianni Scalia, si redigeva tra Bologna e Milano (a Milano me ne occupavo io stesso per la parte relativa alle bozze e alla stampa, ed era edita da una Cooperativa editrice nata dal movimento del ’68, della quale facevo parte) : un’esperienza fervida e giovanile (c’erano gruppi diversi intorno alla rivista, presi dalla passione di un’interrogazione della letteratura a partire dalle forti domande nate intorno e dopo il 1968). Pasolini ci scrisse una bella lettera dopo il primo numero.

2 Il mio Salon Baudelaire era un’indagine sul Baudelaire critico, immaginata come un percorso dentro un Salon in cui fossero esposti tanti tableaux con titoli come imagination , analogie , travail , vie moderne , ecc. Non l’ho più ripreso o ristampato, quel saggio, anche se alcuni passaggi, rielaborati, hanno fatto da filo per successivi approfondimenti nei miei scritti baudelairiani.

3 Non ho più abbandonato Baudelaire. Come non ho più abbandonato Leopardi, al quale dedicai il mio primo saggio appunto su « Per la critica », ad apertura del quarto numero. Era un saggio sulla Ginestra . L’idea di tradurre Les fleurs du mal è contemporanea a quel primo esercizio di interpretazione. In certo senso, da quel momento in poi, m’è accaduto di alternare, o persino congiungere, traduzione e interpretazione. All’inizio c’è stata una piccola vanità : scrivendo su Baudelaire, volevo citare i versi del poeta in una mia traduzione, volevo insomma includere nel lavoro critico anche il lavoro della traduzione. E tuttavia quello che ai miei stessi occhi poteva sembrare allora un gesto di presunzione giovanile, s’è rivelato via via una necessità : tradurre e interpretare Baudelaire li ho poi visti come due gesti della stessa mano, due momenti dello stesso ascolto.

4 Così ogni volta che mi trovavo ad interrogare Les fleurs du mal per un lavoro critico, per un corso di lezioni, prendevo a tradurre qualche fiore. Che via via, rivisto, affidavo a qualche rivista. Per un certo periodo alcune mie collaborazioni a riviste, anche a quella che io stesso dirigevo, a partire dal 1989, « Il gallo silvestre », avevano spesso questi titoli : Tre fiori del male , Cinque fiori del male , ecc. Anche nell’occasione di un seminario che un anno tenemmo a Siena noi docenti, consistente nel fatto che ciascuno di noi doveva scegliere un testo intorno a cui proporre le sue riflessioni, scelsi L’Albatro s, cominciando da una proposta di traduzione metrica. Ricordo che in quell’occasione, uno dei colleghi, il più autorevole nei giudizi, e il più severo, Franco Fortini, condivise in pieno le mie scelte traduttive e mi suggerì anche di continuare a tradurre il poeta delle Fleurs  : in quel momento pensavo solo a traduzioni episodiche, a testi baudelairiani scelti di volta in volta in base al mio cammino critico.

5 Come tutti i traduttori delle Fleurs du mal , anch’io mi sono trovato ad affrontare un dilemma preliminare. Rinunciare all’equivalenza della forma metrica, accettando così di sperdere un elemento forte dell’esperienza poetica baudelairiana, cioè l’unità tra una classicità formale e una lingua dell’eccesso, del grido, della lacerazione, tra una teatralità raciniana e una dizione che si piega verso forme narrative, o evocative, o confidenziali, mai però abbandonando il rigore e l’ordine della forma. Oppure, all’opposto, stare prossimi il più possibile alla misura del verso, alla forma chiusa, al movimento della rima, e tuttavia, proprio per questo, scavare un solco tra il tempo del poeta e il tempo del traduttore, insomma allontanare il poeta dai modi della poesia novecentesca.

6 Ho preferito, sin dalle prime prove, correre il secondo rischio. Consapevole che la vicinanza alla forma metrica di un’altra lingua è sempre comunque un’approssimazione : per via della differenza di fonesi, di sistema delle rime, di dizione. L’altra scelta, quella di liberare Baudelaire dalle sue forme metriche, mi pareva potesse comportare un rischio maggiore : trasportare il poeta verso una dizione piana, verso un movimento che alterna il largo e l’adagio, per ricorrere ad analogie musicali, o l’affabulatorio e il declamatorio, per ricorrere ad altri registri.

7 Credo comunque che sia la scelta dell’equivalenza metrica sia la scelta della libertà dall’ordine metrico sono secondarie : anche una traduzione in versi liberi, o persino in prosa, può essere preferibile a una traduzione metrica, quando questa ultima raggeli e raffreni la ricchezza delle forme baudelairiane. A me sembra che la questione da tener ferma sia quella di cercare, di testo in testo, un’ analogia metrica . Si tratta cioè di garantire una corrispondenza col testo originale e allo stesso tempo una corrispondenza all’interno della tradizione propria alla lingua poetica in cui si traduce.

8 Per questo m’è accaduto di rendere spesso l’alessandrino col doppio settenario, ma in questi casi ho cercato di mitigare il più possibile l’effetto percussivo, altisonante, un po’ gridato che quel verso acquista inevitabilmente nella nostra tradizione. Certo, anche il nostro endecasillabo ha avuto, come l’alessandrino francese, un suo passaggio nel teatro, ma in misura molto minore ed episodica, e soprattutto non ha formato il gusto diffuso nell’ascolto. Insomma l’ Adelchi del Manzoni o il Saul dell’Alfieri, per quanto rappresentati, non hanno avuto una funzione formativa circa i modi dell’ascolto. Nonostante lo sforzo di alcuni attori-registi. Per l’ Adelchi ricordo – ero un giovane studente a Milano – il progetto di Vittorio Gassman di un Teatro Tenda che doveva portare per l’Italia il nostro teatro letterario, sottraendolo alla noia delle aule scolastiche e alla muffa dei manuali scolastici. Ottime intenzioni, ma di scarsa circolazione. Con la prima esperienza l’impresa si concluse. Così un regista-attore che in tutto il suo lavoro – peraltro di grande energia attorale – ha cercato di portare in scena testi letterari, Renzo Giovampietro (aveva trasposto nella scena l’ Apologia di Socrate di Platone, i Discorsi di Lisia, le Operette morali di Leopardi : ricordo la prima a Firenze nel ’77 al Teatro della Pergola) proprio sul Saul di Alfieri mostrò tutta la difficoltà di andare verso un pubblico non educato all’ascolto del verso nel teatro. Questo perché non abbiamo la tradizione francese della Comédie , il verso classico nel teatro. Il nostro teatro è l’opera musicale, dove è l’aria, la romanza, dunque la musica, che trascina il verso, lo riempie, lo trasforma in sostegno, non ne è sostanza. A parte alcuni casi, la librettistica della grande musica operistica non è fatta di grandi composizioni.

9 Tornando a Baudelaire, il suo frequente alessandrino è passato attraverso Racine e attraverso la Comédie , e dunque per quanto possa corrispondere, come centralità in una tradizione poetica, al nostro endecasillabo, non ha le stesse risonanze, gli stessi riverberi nel campo dell’ascolto. Certo, come Mallarmé dice dell’alessandrino, in Crise de vers , « notre hexamètre », così noi potremmo dire dell’endecasillabo, ma la misura è diversa e la storia è diversa. E dunque traducendo l’alessandrino in endecasillabi, cosa che talvolta ho fatto, c’è un problema di prosciugamento, di contrazione, e soprattutto una rinuncia alla cesura, un passaggio di ritmo. Di questo è importante tenere conto. Così ho scelto l’endecasillabo solo quando si trattava di sonetti (già la forma del sonetto nella poesia italiana richiede l’endecasillabo) e in particolare di sonetti che avevano visibilmente nei loro modi espressivi, ritmici, formali, la presenza in filigrana della tradizione poetica francese, il passaggio dalla Pléiade e dal petrarchismo.

  • 2 Antonio Prete , All’ombra dell’altra lingua. Per una poetica della traduzione , Torino, Bollati Borin (...)

10 Così, ad esempio, traducendo De profundis clamavi , l’uso dell’endecasillabo, nei modi petrarcheschi, mi ha portato piano piano a sospingere la traduzione verso l’imitazione. Del resto in diversi casi mi sono trovato in quello spazio intermedio in cui una traduzione slitta verso l’imitazione, non abolendo la forza del testo originale ma attestandosi già, per lingua, tonalità, ritmo, su una sponda da cui si guarda l’orizzonte della imitazione. Leopardi diceva, peraltro, che l’orizzonte della traduzione è l’imitazione. Della traduzione in effetti possiamo dire, anche teoricamente, che risiede nel grande arco dell’imitazione. Su questo, e su altre figure del tradurre, ho cercato di recente di raccogliere le sparse riflessioni che lungo gli anni del mio lavoro con gli studenti e i dottorandi di Siena m’è accaduto di fare : è nato un petit livre , che ho intitolato All’ombra dell’altra lingua. Per una poetica della traduzione 2 .

11 Dunque, tornando ai Fiori del male , nel tradurre l’alessandrino nel doppio settenario la questione è stata quella di attutire l’effetto di eloquenza teatrale, di mitigare la solennità, e ammorbidire le cesure (ponendole talvolta all’interno della stessa unità sintagmatica, della stessa sequenza verbale, facendole funzionare come fossero degli enjambements interni al verso, insomma analoghe, sul piano del ritmo, alla rima al mezzo). Traducendo invece nell’endecasillabo la questione è stata quella di conservare la dimensione per dir così distesa, narrativa, di alta dizione, senza contrarre e portare verso forme chiuse.

12 In presenza, poi, di altre misure composite (distici con un verso lungo e uno breve, alternanza di ottonari e quinari, con rime femminili e maschili) ho fatto ricorso per il verso lungo al nostro endecasillabo e per il verso breve in genere al nostro settenario (aiutato in questo dalla memoria petrarchesca e leopardiana).

13 Il fatto di dover rinunciare nella nostra lingua alla corrispondenza di rime femminili e maschili (le nostre rime con parole tronche non soccorrono, e anzi son da evitare il più possibile), impoverisce certo il testo italiano. In questo caso la ricerca di rime non facili o rare o inattese può aiutare a compensare questo impoverimento. Ma ogni traduttore sa che non è la rima in sé che conta ma come essa sopraggiunge, dopo quale movimento di suono e di senso, di forme retoriche e di timbri, in relazione con quali altre rime, in relazione con quali risonanze letterarie.

14 Altre considerazioni dovrebbero riguardare non solo i modi, i timbri, le tonalità, le esclamazioni, le interrogazioni, che appartengono alla poesia di Baudelaire come corpo suo proprio e dunque irrinunciabile, ma anche la tavolozza dei colori, lo spettro delle correspondances , e soprattutto le personificazioni, le gradazioni affettive e i registri dell’orrore, il dizionario dell’abiezione e le voci che compongono il sublime da lacerare o soltanto citare come lampo improvviso, gli effetti della dissonanza e altro ancora. Ma ogni traduzione non è che una stazione, un passaggio, una sosta, lungo un cammino. Il cammino verso l’inesistente perfetta traduzione. L’inesistente perfetta imitazione.

Intorno alla Passante

15 Quando si traduce, come poi m’è accaduto di fare, un’intera opera, e della natura delle Fleurs du mal , ci accorgiamo, concluso il lavoro, che è sopravvenuto un certo privilegiamento di alcuni testi su altri, e questo in parte perché questi appaiono più riusciti quanto a resa nella propria lingua e in parte, o forse soprattutto, perché il colloquio esegetico, interpretativo, affettivo, con essi è stato più intenso. Sicché si può tornare su questi più che su altri testi, ad analizzare le ragioni di certe scelte, di certe soluzioni, di certe rinunce. E ci si accorge che, dietro le scelte traduttive, c’è un indugio intorno alle forme del testo, un intrattenimento lungo, un attraversamento interrogativo che ha fatto di quel testo un momento importante del proprio cammino, e della propria interiorità.

3 Antonio Prete , I fiori di Baudelaire. L’infinito nelle strade , Roma, Donzelli, 2007.

16 Dicevo che ho accompagnato sempre la traduzione da momenti riflessivi ed esegetici, al punto che dopo l’uscita dei Fiori del male nell’edizione Feltrinelli (2003) ho cominciato a progettare un libro baudelairiano : nel 2007 è uscito, infatti, I fiori di Baudelaire. L’infinito nelle strade 3 . Il sottotitolo di fatto era il titolo, ma poco prima della stampa l’editore, per ragioni di “memorizzazione bibliografica” mi ha chiesto se quello poteva diventare sottotitolo mettendo nel titolo il nome di Baudelaire. Ho accettato perché il tutto si svolgeva al telefono, ed ero in quel momento nello studio di un artista, ma non ero davvero convinto della cosa. E infatti, quando il libro è uscito sia Bonnefoy sia Starobinski mi hanno scritto che il sottotitolo L’infinito nelle strade era bello. Ho passato il parere all’amico editore.

17 In quel libro al sonetto À une passante era riservato un capitolo. Di queste pagine trascrivo alcuni passaggi (esaminerò in seguito le mie scelte di traduzione), per evidenziare quanto la riflessione sulla traduzione sia legata all’esegesi del testo che qui cito in francese :

À une passante La rue assourdissante autour de moi hurlait. Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse, Une femme passa, d’une main fastueuse Soulevant, balançant le feston et l’ourlet ; Agile et noble, avec sa jambe de statue. Moi, je buvais, crispé comme un extravagant, Dans son œil, ciel livide où germe l’ouragan, La douceur qui fascine et le plaisir qui tue. Un éclair… puis la nuit ! – Fugitive beauté Dont le regard m’a fait soudainement renaître, Ne te verrai-je plus que dans l’éternité ? Ailleurs, bien loin d’ici ! Trop tard ! jamais peut-être ! Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais, Ô toi que j’eusse aimé, ô toi qui le savais !

18 Di questa lettura del sonetto qui citato, trascrivo solo alcuni passaggi per legare la riflessione sulla traduzione all’atto esegetico.

19 […] L’avvio è narrativo : il racconto di un’esperienza muove infatti dall’indicazione del tempo e del luogo, e dall’evocazione di uno stato. Ma subito l’apparizione impone una presenza che allontana ogni elemento esteriore, crea un suo proprio spazio, un suo proprio tempo : la donna, prima ancora d’essere percepita nel gesto che solleva con la mano l’ampia veste orlata, è colta nei tratti di una figura dolorosa, regalmente dolorosa. Una bellezza che unisce l’eleganza e il lutto, un corpo che è composta immagine del dolore e in questa compostezza non abolisce la grazia delle forme. Il movimento è raccolto in un verbo che da una parte mostra quel che accomuna il personaggio alla folla – il passaggio – dall’altra distacca il personaggio dalla folla per collocare il gesto e il cammino nella regione dell’inatteso, nello spazio narrativo dell’evento irripetibile : « une femme passa ». Dal fondo dell’anonimia un’immagine balza e va a collocarsi al centro della percezione : il passaggio cancella l’urlo della strada, isola il tempo dell’apparizione, la sua forma, il suo gesto, e subito riprende l’immagine nel gorgo dell’irreversibile, nella fuga di quel che è stato. Ma questo tempo, nel racconto, si dilata, e dischiude via via i gradi di una prossimità che mostra, ancora ravvicinati, i tratti della figura, prima di esporre i particolari dell’incontro.

20 Il verso, isolato, che apre la seconda quartina – « Agile et noble, avec sa jambe de statue » – è la ripresa della descrizione aperta nel secondo verso della prima strofe, ma è anche un primo piano dell’immagine, ora prossima, che espone nella corporeità solenne, nell’innesto dell’agilità sulla nobiltà, nell’eleganza scultorea, gli elementi visivi di una seduzione già in atto. Nella sopravvenuta cancellazione del rumore e della folla, nel silenzioso e potente imporsi allo sguardo la figura, allontanandosi dal fondo e collocandosi al centro della narrazione, approfondisce la sua singolarità e allo stesso tempo accenna già a un movimento verso l’allegoria, ma in quel movimento non indugia : è una passante, ancora, una qualsiasi passante, non colei che dice l’inattesa presenza della bellezza e dell’amore e l’istantaneo dileguare della bellezza e dell’amore. Il tempo del passaggio è però come trattenuto, l’istante dilatato, la rappresentazione protratta verso quella sospensione che il tempo imperfetto sa accogliere : in questo tempo sospeso e inconcluso si dispiega l’avventura dell’incontro inatteso e assoluto. Riappare il mio del primo verso, non più soggetto anonimo nell’anonimia, ma soggetto dello sguardo e della relazione, aperto all’esperienza dell’incontro irripetibile, alla metamorfosi del sé, all’avventura estrema giocata in un tempo senza tempo, in un amore senza amore. Il corpo, prima osservato nel movimento e nel portamento, nella figura, ora appare come volto, come luce degli occhi nel volto.

21 […] Nelle due terzine il sonetto balza dal recinto della convenzione – modi e codici della classica e medievale poesia d’amore – all’aperta regione dove l’incontro si configura come esperienza singolare, irripetibile, assoluta, lo sguardo lacera il senso di una temporalità lineare e continua, il turbamento si trasforma in rinascita, il fuggitivo in presenza custodita oltre il suo stesso dileguare. Estraneità e prossimità si congiungono. Non in un nome ma nell’assenza di nome. Un’assenza di nome che conferisce un’identità più forte di quella che può dare un nome.

22 Un éclair… puis la nuit. Il lampo degli occhi – conseguente alla comparazione degli occhi al cielo – è avvalorato nella sua istantaneità dal silenzio – significato dai puntini di sospensione – e dallo spalancarsi della notte, figura dell’assenza, ma anche rovescio del visibile. In un solo emistichio sono raccolti e messi a confronto i due estremi della luce e dell’oscurità, della presenza e dell’assenza, dello sguardo e della sparizione.

23 Il compendio così abbreviato, che ha sullo sfondo, non detto, il passaggio della folla e il rumore della strada, inaugura un elemento della poesia metropolitana : la rapidità del vedere, il tempo istantaneo, che la fotografia, arte propria della modernità, cattura e fissa in immagine. L’« éclair » è analogo al lampo di luce improvvisa che illumina il soggetto del ritratto e “impressiona” la lastra. La notte non è solo il tempo della sparizione, la cancellazione dell’immagine, è anche l’oscurità interiore che patisce la privazione del vedere come esperienza di un’irrimediabile assenza. Il passaggio è già consumato : la notte è la solitudine che si spalanca come consapevolezza dell’irreversibile. « cade la luna ; e si scolora il mondo » : il verso del leopardiano Tramonto della luna ha ben rappresentato, in un’amplificazione allegorica, il rifrangersi della sparizione, il suo dilatarsi metafisico. Il passaggio dell’immagine, e la sua sparizione, aprono l’interrogazione sul tempo, sul senso del fuggitivo, sul rapporto tra la bellezza e la transitorietà.

24 […] In questa che è forse la più bella delle ripetizioni invocative di Baudelaire –  Ô toi… ô toi  – si mostra l’accadimento di un amore risplendente nella sua possibilità e insieme nella sua mancanza. Un altro sapere sopravviene, nella sparizione dello sguardo, il sapere di un amore mai vissuto eppure capace di rompere il vetro dello scarto temporale e vibrare nella forma della certezza trasferita in un altro orizzonte temporale : l’orizzonte di un tempo ipotetico, irreale, impossibile. Il tu fiorisce, con tutta la prossimità e fratellanza non ipocrita che la poesia di Baudelaire già conosce. E ha il timbro dell’invocazione che apre L’invitation au voyage  : « Mon enfant, ma soeur ».

25 L’estranea è diventata, in questo altro tempo, davvero prossima, confidente e interlocutrice di una certezza : la certezza di un’esperienza d’amore non vissuta, eppure più forte d’ogni vissuto amore. Il toi dischiude il tempo condizionale nel quale precipitano i ricordi, anch’essi tremanti nella loro inesistenza, eppure più folti e attivi di quelli che possono salire dal veramente accaduto. È il sublime rivissuto nella modernità : la risonanza di quel che non c’è : « La Poesia – ha scritto lo stesso Baudelaire – è quel che c’è di più reale, è quel che è completamente vero in un altro mondo  ».

26 Ecco finalmente il testo con traduzione italiana, seguito da alcune brevi osservazioni sulle scelte traduttive :

La rue assourdissante autour de moi hurlait. Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse, Une femme passa, d’une main fastueuse Soulevant, balançant le feston et l’ourlet ; Agile et noble, avec sa jambe de statue. Moi, je buvais, crispé comme un extravagant, Dans son œil, ciel livide où germe l’ouragan, La douceur qui fascine et le plaisir qui tue. Un éclair… puis la nuit ! – Fugitive beauté Dont le regard m’a fait soudainement renaître, Ne te verrai-je plus que dans l’éternité ? Ailleurs, bien loin d’ici ! Trop tard ! jamais peut-être ! Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais, Ô toi que j’eusse aimé, ô toi qui le savais !
La strada era assordante, urlava tutt’intorno, Esile ed alta, in lutto, regina dolorosa, una donna passò, con la mano fastosa sollevando il vestito, di trine e balze adorno. Leggera, nelle gambe una scultorea grazia. Negli occhi suoi, cielo ove s’annuncia l’uragano, bevevo, come quello ch’è fatto ossesso e strano, la dolcezza che incanta, il piacere che strazia. Un lampo… poi la notte ! Bellezza fuggitiva, che con un solo sguardo la vita m’hai ridato, non ti vedrò più dunque che nell’eterna riva ? Altrove, in lontananza, e tardi, o forse mai ! Non so dove tu fuggi, tu non sai dove vado, io t’avrei certo amato, e tu certo lo sai !

27 La ricerca di una corrispondenza metrica mi ha portato a replicare alle due quartine del sonetto con simmetria, ma alle terzine con una variazione : ragioni di rima e di frase poetica, di scelte lessicali e di tonalità da preservare suggeriscono a volte queste variazioni (invece di ABA BCC, che istituisce con la rima finale quasi un distico, analogo alla tradizione inglese, ho compiuto uno spostamento : ABA CBC, più in linea con la tradizione italiana).

28 Il primo verso è narrativo : la strada, il rumore, ma subito la presenza, il passaggio. Visivamente definita, insieme solenne e in lutto, austera e astratta, la donna nella anonimia della folla. Douleur majestueuse l’ho reso con regina dolorosa , preservando nella soluzione la regalità, la maestosità dell’incedere e allo stesso tempo il femminile. Questione ardua, per noi italiani, questa dell’asimmetria dei generi : douleur , femminile, diventerebbe maschile in italiano (da qui la difficoltà della resa di ma Douleur , per giunta personificato, del poème Recueillement , dove la confidenza, l’intimità, è allocutoria e fortemente caratterizzata al femminile). Qui mi è stato più facile trovare una soluzione.

29 Più oltre, l’espressione avec sa jambe de statue in italiano avrebbe, nel calco, accentuato, mi sembra, la staticità, quasi fissando ciò che è in movimento : l’apparizione certo è solenne e scolpita, elegante e astratta, ma anche, come si vede dopo, fuggitiva, anzi la donna in lutto nella folla è la prima delle “fuggitive” della poesia moderna (seguiranno quelle di Proust, di Sbarbaro, Campana, Machado, Caproni, ecc.). Allora ho cercato una soluzione traducendo nelle gambe una scultorea grazia , che mi è sembrato potesse come alleggerire il verso, conservare la grazia dell’incedere, e annunciare quella bellezza in movimento (la grazia è la bellezza in movimento, nella tradizione italiana, da Castiglione a Leopardi). Inoltre grazia mi ha permesso la rima con strazia , che risponde a quel tue francese con un verbo consueto alle rime d’amore petrarchesche, e cinquecentesche, con una sfumatura che però accenna il melodramma, se vogliamo. Ma è difficile rendere conto delle ragioni di certe scelte, a posteriori, perché anche traducendo c’è una sorta di dantesco “legame musaico” che bisogna ricomporre, e allora tutto deve tenersi, il suono e il senso legati, e spesso certe soluzioni che paiono ardite sono solo l’effetto di una rima cercata, o l’effetto di un modo particolare con cui si sente, si ascolta, il tono del verso originale.

30 La dislocazione di fugitive dopo beauté ha permesso una rima fortemente letteraria, dantesca anzi, con eterna riva , sintagma che con la sua figurazione evita il tronco italiano eternità , che avrebbe creato in fine verso notevoli problemi sul piano del ritmo, della fonesi, della rima. Le parole tronche italiane rinviano a una poesia o madrigalesca o religiosa, elegantemente e solennemente ripresa dal Manzoni degli Inni sacri , con effetti liturgici e meditativi, ma difficili da usare nel tessuto poetico-discorsivo della poesia contemporanea (e si traduce sempre nell’oggi, a meno che non si ricorra alla finzione, come fece Leopardi con il Martirio dei santi Padri tradotto in lingua trecentesca, o come fece in francese André Pézard con la Divina Commedia ).

31 Molti altri particolari richiederebbero spiegazioni. Ma sto procedendo per brevi piccoli rilievi. E dunque arrivo all’ultimo verso baudelairiano, bellissimo, che, come i grandi versi impressi nella memoria, mal sopporta di uscire fuori della sua lingua e piegarsi al sapore e alle forme di altre lingue. Qui è prevalsa l’idea di attenuare il movimento invocativo, allocutorio, compensando questa perdita, peraltro necessaria, dati i registri espressivi italiani, accettando la piena corrispondenza del tu , della sua forte presenza, anzi dei due soggetti in questione, trattandosi di un incontro, di un’esperienza d’amore dislocata in un tempo altro, ma più forte di ogni esperienza vissuta. Introducendo in italiano quel certo , ripetuto, quasi risposta all’insistenza del toi , ho cercato di fare dell’ultimo verso italiano una sorta di replica musicale e insieme mentale, nella quale precipita per così dire l’interpretazione che della Passante ho da tempo, nei tanti ritorni su di essa, cercato di dare : esperienza visiva, fisica, e interiore, apertura di un tempo altro, salvazione e custodia nel tempo-spazio dell’interiorità di una figura che appartiene nella non appartenenza, che è intima nella sua sparizione, che è vissuta nell’assenza di fisico contatto.

1 Charles Baudelaire , I fiori del male , traduzione e cura di Antonio Prete, Milano, Feltrinelli, 2003 (e successive edizioni).

2 Antonio Prete , All’ombra dell’altra lingua. Per una poetica della traduzione , Torino, Bollati Boringhieri, 2011.

Pour citer cet article

Référence papier.

Antonio Prete , «  In compagnia di Baudelaire : traduzione, dialogo, imitazione  » ,  Cahiers d’études romanes , 24 | 2011, 31-43.

Référence électronique

Antonio Prete , «  In compagnia di Baudelaire : traduzione, dialogo, imitazione  » ,  Cahiers d’études romanes [En ligne], 24 | 2011, mis en ligne le 22 janvier 2013 , consulté le 28 avril 2024 . URL  : http://journals.openedition.org/etudesromanes/1068 ; DOI  : https://doi.org/10.4000/etudesromanes.1068

Antonio Prete

Université de Sienne

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Le texte seul est utilisable sous licence CC BY-NC-ND 4.0 . Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.

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L’invitation au voyage, Baudelaire : analyse

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l'invitation au voyage baudelaire

L’invitation au voyage, introduction :

«  L’Invitation au voyage  » se situe au cœur de la section «  Spleen et Idéal  » des Fleurs du Mal . Baudelaire évoque ici un monde idéal et nous livre sa vision de la poésie. Il s’adresse à la femme aimée et l’invite à un voyage particulier, à la fois réel et imaginaire (I) mais aussi poétique (II).

Questions possibles à l’oral sur « L’invitation au voyage » de Baudelaire :

♦ Que peut-on dire du voyage proposé par le poète ? ♦ Quelles sont les caractéristiques de l’ idéal baudelairien d’après ce poème ? ♦ Commentez la composition et la progression du poème. ♦ Quelle vision de la poésie est représentée dans « L’invitation au voyage » ? ♦ Comment la femme est-elle ici représentée ? ♦ Analysez la musicalité du poème.

I – Invitation à un voyage à la fois réel et imaginaire

A – une invitation amoureuse.

Cette invitation au voyage est avant tout d’ordre amoureux .

En effet, au début du poème, Baudelaire s’adresse directement à la femme aimée à travers une injonction formulée à l’impératif  : « Mon enfant, ma sœur/ Songe à la douceur/D’aller là-bas vivre ensemble ! » (v. 1 à 3).

Le terme « ensemble » et l’emploi de pronoms possessifs souligne le caractère fusionnel du couple, de même que les rimes embrassées et l’ alternance entre rimes masculines (v. 1-2, 4-5, 7-8, 10-11, 13-14, 15-16, 18-19, 21-22, 24-25,…) et féminines (v. 3, 6, 9, 12, 17, 20, 23, 26,…).

De plus, le poète insiste sur cet amour à travers l’ anaphore du verbe « aimer » : «  Aimer à loisir/ Aimer et mourir » (v. 4-5).

Ainsi, la femme est le point de départ du voyage , l’ élément déclencheur .

D’ailleurs, le paysage prend les traits de l’aimée et se superpose à elle .

Baudelaire établit en effet une analogie entre la femme et le paysage décrit : « Au pays qui te ressemble ! » (v. 6). Il compare le soleil et le ciel aux yeux de son amante : « Les soleils mouillés/De ces ciels brouillés/Pour mon esprit ont les charmes/Si mystérieux/De tes traîtres yeux/Brillant à travers leurs larmes » (v. 7 à 12).

Enfin, la deuxième strophe évoque l’ intimité du couple à travers un bref champ lexical  : « notre chambre » (v. 17), « secret » (v. 25).

B – Le voyage : un rêve éveillé

La description de la chambre souligne la dimension onirique de ce voyage .

On trouve ainsi un champ lexical du rêve et du sommeil  : « Songe » (v. 2), « chambre » (v. 17), « Dormir » (v. 30), « soleils couchants » (v. 35), « s’endort » (v. 39).

D’autre part, les adjectifs qualifiant le paysage à la première strophe dénotent un paysage flou , voilé , incertain et irréel : « Les soleils mouillés/De ces ciels brouillés » (v. 7-8), « Si mystérieux » (v. 10), « Brillant à travers leurs larmes » (v. 12).

La diérèse sur le « i » de « mystérieux » renforce le mystère de ce paysage.

De plus, chaque strophe décrit un paysage différent . On passe ainsi d’une scène à l’autre sans transition logique , comme dans le rêve .

Cependant la description, marquée par une hypotypose∗ et soulignée par les démonstratifs ( « De ces ciels » (v. 8), « Vois sur ces canaux/Dormir ces vaisseaux » (v. 29-30), créée un effet de réel qui place ce voyage entre rêve et réalité , réel et imaginaire.

∗ hypotypose : figure de style qui consiste, pour une phrase, à mimer, reproduire ce qu’elle dépeint, donnant ainsi l’impression d’une description vivante, animée, qui se dessine sous nos yeux.

C – Un monde imaginaire et idéal

Mais c’est tout de même un monde imaginaire et idéal que peint ici Baudelaire.

Le conditionnel à la seconde strophe souligne la dimension imaginaire et irréelle du voyage : «  Décoreraient notre chambre » (v. 17), « Tout y parlerait  » (v. 24).

De même, l’emploi de l’ infinitif marque le caractère paradoxalement passif et immobile  du voyage : « D’aller » , « Aimer à loisir/Aimer et mourir » (v. 3 à 5), « Dormir » (v. 30), « C’est pour assouvir » (v. 32).

L’infinitif est également le mode de l’intemporel , mode idéal quand on sait que le temps est l’ennemi de Baudelaire.

Le lieu décrit par le poète est idyllique , voire utopique . C’est un monde idéal caractérisé par la beauté, le luxe et l’exotisme , ce qui est traduit par les champs lexicaux  :

♦ De la lumière et de la brillance : « soleils » (v. 7 et 35), « Brillant » (v. 12), « luisants » , « polis » (v. 15-16), « miroirs » (v. 22), « d’or » (v. 38), « lumière » (v. 40)

♦ De la beauté : « charmes » (v. 9), « beauté » (v. 13, 27, 41), « splendeur » (v. 23)

♦ De la richesse et du luxe ( leitmotiv baudelairien) : « Luxe » (v. 14, 28, 42), « riches plafonds » (v. 21)

♦   De l’exotisme : « vagues senteurs de l’ambre » (v. 20), « La splendeur orientale » (v. 23), « du bout du monde  » (v. 34).

Enfin, cette idéalisation est renforcée par les hyperboles et les superlatifs  : «  Si mystérieux » (v. 10), «  Les plus rares fleurs » (v. 18), « tout » (v. 13, 24, 27, 41), « la ville entière  » (v. 37).

Transition : Ce monde idéal dont rêve Baudelaire et qu’il peint ici est aussi celui de la poésie .

II – Un voyage poétique

A – une forte musicalité.

«  L’invitation au voyage  » présente une forte musicalité .

Tout d’abord, sa composition est similaire à celle d’une chanson  : chaque strophe, qui comporte douze vers alternant deux pentasyllabes et un heptasyllabe, est suivie d’ un refrain .

Malgré les vers impairs , le rythme est régulier et le poète parvient à créer une parfaite harmonie .

Cette régularité à la fois visuelle et sonore est soulignée par de nombreuses diérèses  : « mystér i eux » (v. 10), « or i entale » (v. 23), « D’h y acinthe » (v. 38).

L’harmonie est également due à la brièveté et à la fluidité des vers.

En effet, les vers sont courts et marqués par de nombreux enjambements  (v. 2 à 3, 7 à 8, 9 à 12, 19 à 20, 24 à 26, 30 à 34, 39 à 40). Aucun rejet ou contre-rejet ne vient rompre le rythme.

Par ailleurs, cette fluidité est accentuée par l’ allitération en « l »  :

« D’a ll er l à-bas vivre ensemb l e » (v. 3), «  L es so l eils moui ll és/De ces cie l s broui ll és » (v. 7-8), « Bri ll ant à travers l eurs l armes » (v. 11-12), «  L uxe, ca l me et vo l upté » (v. 14, 28, 42), « Des meub l es l uisants/Po l is par l es ans » (v. 15-16), «  L es p l us rares f l eurs/Mê l ant l eurs odeurs » (v. 18-19), «  L a sp l endeur orienta l e/Tout y par l erait/A l ‘âme en secret/Sa douce l angue nata l e » (v. 23 à 26).

B – L’idéal poétique de Baudelaire

A travers ce monde rêvé et imaginaire, c’est un idéal poétique que dépeint Baudelaire.

Cet idéal est avant tout marqué par les synesthésies et correspondances  : « Les plus rares fleurs/Mêlant leurs odeurs/Aux vagues senteurs de l’ambre » (v. 18 à 20), « Les soleils couchants/Revêtent les champs/Les canaux, la ville entière/D’hyacinthe et d’or » (v. 35 à 38), « Le monde s’endort dans une chaude lumière » (v. 39-40).

Les principales caractéristiques de l’idéal baudelairien sont résumées dans les deux vers du refrain : « Là, tout n’est qu’ ordre et beauté / Luxe , calme , et volupté  » .

Ce refrain fonctionne comme une formule magique et donne au poème un ton incantatoire . Le voyage se réalise à travers la parole poétique.

Le poète est comme un magicien , capable de transformer le monde et de le sublimer , comme le souligne la métaphore des « soleils couchants » mise en évidence et en valeur par un tiret  :

«  – Les soleils couchants/Revêtent les champs/Les canaux, la ville entière,/D’hyacinthe et d’or » (v. 35 à 38).

Le poète est aussi celui qui parle « le langage des fleurs et des choses muettes » (voir le poème «  Elévation  » ). Il déchiffre et interprète la langue de l’invisible  : « Tout y parlerait/A l’âme en secret/Sa douce langue natale » (v. 24 à 26).

L’invitation au voyage, Baudelaire, conclusion :

Dans « L’Invitation au voyage  », c’est l’ idéal qui domine et l’emporte enfin sur le spleen, du moins le temps d’un poème.

Baudelaire invite la femme aimée et le lecteur à un voyage onirique et imaginaire au sein d’un monde idéal sublimé par le langage poétique. Il peint ainsi à travers la description de paysages et une forte musicalité son idéal poétique, marqué par l’harmonie.

On retrouvera cette vision moderne du poète alchimiste chez Rimbaud notamment (dans «  Voyelles  » par exemple).

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l'invitation au voyage traduzione e analisi

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Amélie Vioux

Je suis professeur particulier spécialisée dans la préparation du bac de français (2nde et 1re).

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60 commentaires

Bonjour Madame ,

J’ai beaucoup de mal à « trier » les procédés » pour faire mes fiches : doit on pour chaque texte faire un plan de commentaire avec le brouillon , et prendre quelques procédés de chaque partie ou alors , faire en fonction des mouvements ? J’espère que vous comprenez ma question ? Merci beaucoup

Bonjour Madame,

Je passe mon BAC de Français cette année. Je voulais savoir si dans votre livre il y a les commentaires de texte ? ( par exemple avec les poème de Charles Baudelaire). Je vous parle de ceux que l’on peut imprimer et télécharger. J’espère que vous allez comprendre ce que j’ai essayé de vous expliquez.

Bonne journée à vous, merci d’avance pour votre réponse !

Bonjour Ceces, Les analyses de textes sont sur mon site uniquement, autrement mon livre ferait plus de 1000 pages 😉 Dans mon livre, tu vas trouver la méthode de tous les exercices, plein de conseils pour l’oral, pour ton organisation et ta gestion du stress et des devoirs corrigés et commentés. J’espère que cela te semble plus clair !

Bon je vais peut être pouvoir finir mon anthologie… En tout cas merci pour ces commentaire de texte, cela m’aide grandement, quel professeur donne une anthologie de 45 page a des élèves de 1er? Le mien! 😉 Merci beaucoup.

bonsoir je ne parviens pas à trouver une ré-adaptation pertinente du plan à la problématique « Analysez la musicalité du poème »

Je ne comprends pas comment on pourrait répondre à la problématique:

« Comment la femme est-elle représenté dans ce poème ? »

Je ne vois pas comment réajuster votre plan…

bonjour, comment repondre à la problématique : » commentez la composition et la progression de poéme » ?

Bonjour, Est-il possible de faire un plan à l’oral composé par exemple de 2 grandes parties ayant un nombre de sous parties différent ? Par exemple : I- A\ B\ C\ et II- A\ B\

Bonjour Amélie, merci beaucoup pour cette analyse elle est très complète et tu m’as beaucoup aidée. Mais j’avais une question tu penses que ce poème appartient à quel registre ?

Je te remercie Amélie pour cette explication qui met en évidence la modernité de Baudelaire et sa grande sensibilité poétique .Tes analyses sont toujours très fouillées intéressantes et d’ un grand secours , je les apprécie beaucoup.

Merci beaucoup pour cette analyse complète mais une petite question me tracasse… Comment expliquez vous la modernité du poème l’invitation au voyage ? Sur la forme aucun doute.. mais le fond c’est plutôt compliqué … la femme aimée est abordée (thème traditionnel) , la nature également .. Le rêve et l’idéalistation oui mais est-ce vraiment une preuve de modernité poétique durant son époque ? Nombreux poètes ont exploré ces thèmes. J’ai pensé au fait qu’il mentionne des aspects de la ville, des meubles.. Mais cela ne suffit pas pour tenir 10 minutes … S’il vous plait aidez-moi..

Merci beaucoup Amélie!!! Ces commentaires m’aident beaucoup! Il me permettent vraiment d’améliorer mes fiches pour l’oral!!

Bonjour Amélie, ma professeur de français m’a donnée un plan et une problématique pour « L’invitation au voyage » de Baudelaire pourriez vous me dire si cela fonction s’il vous plait Problématique: comment le paysage se constitue-t-il à partir de la femme aimée? Plan: I- Une plongée dans l’imaginaire a) Un rythme hypnotique qui favorise l’épanouissement de la rêverie b) Un effacement progressif de la réalité face à l’imaginaire c) Un poème qui allie extension spatiale et fermeture temporelle II- Le monde idéal créé par Baudelaire a) la place de la femme b) un décor qui correspond au refrain Merci d’avance, Laura

Bonsoir Amélie, un énorme MERCI à vous, grâce à vous j’ai eu la meilleure note de ma classe de L avec l’analyse de ce poème lors des oraux blancs! J’ai fait la fierté de mes professeurs de français des deux dernières années. J’adore votre site, qui m’aide vraiment beaucoup 🙂

bonjour amélie,

pourrais-tu me donner le titre du tableau ainsi que son auteur que tu as intégrer dans ton analyse merci

Bonjour Amélie, J’avais une question concernant le plan. Si la problématique posée est la suivante: « analysez la musicalité du poème », faut-il conserver toute la premiere partie qui à mon sens ne traite pas vraiment de la musicalité… Je suis un peu perdue… Merci d’avance pour votre réponse. Léna

Bonsoir ! Merci beaucoup pour cette analyse Amélie .. Mais y’a un petit truc que j’ai pas compris .. On m’a posé la question suivante : qu’est-ce qui permet d’interpréter le paysage de ce poème comme une évocation de la beauté idéale recherchée par le poète dans son travail poétique ? Et dans votre analyse le paysage n’apparaît « presque » pas ! C’est ma prof qui s’est trompé sur sa question ou c’est plutôt moi qui l’a mal interprété ? Mercii d’avance ! Cordialement Maeva .

Bonjour Maeva, Le paysage est présent dans le poème de Baudelaire et dans mon analyse. Tu as bien tous les éléments pour répondre à la question de ton professeur, mais il faut que tu partes d’abord de ta lecture du poème, que tu enrichis ensuite avec mon analyse, pour élaborer ensuite ta réponse.

Bonjour Amélie, j aimerais savoir si le plan que vous nous avez proposé est bon pour chaque problématique citées juste après l’introduction car j’ai du mal a comprendre le rapport entre certaines parties du plan et certaines problématiques.

Bonjour Bastien, J’élabore des plans qui vous permettent de répondre à toutes les questions possibles, mais tu dois quand même faire l’effort d’adapter ce plan à la question et de répondre clairement à la question posée. Si cela te semble confus, inscris-toi à ma formation gratuite : elle contient une vidéo très claire à ce sujet.

Quel est le titre et l’auteur de la peinture au début de l’analyse s’il vous plaît ?

Merci merci merci Amélie pour toute l’aide que tu nous donne ! J’ai repris ton plan pour ce poème le jour de mon oral et grâce à toi j’ai eu 20 !

Waou Daphné, super pour ce 20 !

♦ Que peut-on dire du voyage proposé par le poète ?

Pourriez vous me donner un plan pour la problématique suivante: « Montrer la musicalité de ce poème. » Merci de votre aide!

I introduction Tu expose le contexte II une composition spécifique Dans le quelle tu mettrai la répétition des vers formant un « refrain » et la découpe des strophes et des vers III rythme visuel Tu parlera de schémas de versification (AABCCB) IIII rythme sonore Tu parlera des allitération en L et des diérèse IIIII Conclusion Tu diras en gros que se poème a une forte musicalité grace ai procédé littéraire mis en place dans tous le poème

Bonjour Amélie, Un grand MERCI pour vos analyses complètes qui m’aident énormément pour me préparer à l’oral de français. Je ne comprend juste pas bien la métaphore des « soleils couchants » évoquée à la fin du II-B Si vous pouviez m’éclairer sur ce point s’il vous plaît ? Merci d’avance Anne

Bonjour Amélie! Comment répondre à la problématique:  »Analysez la musicalité du poème » et  »Commentez la composition et la progression du poème »

Merci beaucoup, car je bloque..

Bonjour ! Merci beaucoup pour ce super travail qui m’aide énormément ! J’aimerai savoir si ce plan répond à toutes les problématiques ? Merci par avance

Bonjour Amélie ! Très belle analyse ☺️! Je me demandais juste où se situait dans le texte l’hypotypose que tu as placé dans ton I. B) ?

Un très grand MERCI pour EXCELLENT TRAVAIL !!

Merci Patricia. Je suis ravie que mon travail te soit utile 🙂

Bonjour Amélie,

Vous pensez que  » un poète amoureux  » marche comme axe? Merci

Bonjour Amélie. Pardon aide-moi. J’éprouve des difficultés à analyser et interpréter correctement les assonances.

bonjour, j’aimerais savoir de qui est ce tableaux s’il vous plait et sa source

Bonjour j aime beaucoup vos commentaires merci pour votre travail ! Je ne comprends pas bien la métaphore du soleil à quoi le comparé vous ?

Bonjour Amélie! J’apprécie énormément les analyses que vous faites qui sont toujours très poussées et m’apportent énormément dans la compréhension des textes, que ce soient ceux de nos objets d’étude ou d’autres que nous n’avons pas étudié. Cependant, je crois avoir remarqué une petite erreur… Vous dites que « viennent » au vers 34 comporte une diérèse, mais il me semble qu’il faut au contraire prononcer ce mot comme une synérèse sinon nous n’avons plus un heptasyllabe… Est-ce juste?

Bonjour Anne, Il n ‘y a pas de synérèse sur le verbe « viennent », ni de diérèse (je viens de l’enlever de la liste, c’est une faute d’inattention). Le vers compte 7 syllabes. Tu en comptes peut-être 8 car tu prononces le /e/ muet de monde (il ne faut pas le prononcer).

Je ne comprends pas la métaphore du soleil que vous traitez à la fin du commentaire, à quoi se rapporte t’il et à quoi est t’il « comparé » ?

Bonjour dans ce poème ( L’invitation au voyage ,Charles Baudelaire ,Les Fleurs Du Mal (1857) et ( L’invitation au voyage ,petits poèmes en PROSE (1869) quels sont les points communs et les différences entre les deux poèmes ? et aussi Quels pronom designe la destinataire dans chaque poème ? Pourquoi cette différence ? (L’invitation au voyage,Charles Baudelaire,Les Fleurs du Mal (1857),Les fleurs Du Mal et L’invitation au voyage,Petits poèmes en PROSE(1869)

Ne crois pas que je vais faire tes devoirs ! Prends le temps de lire les poèmes, mes analyses et de chercher les réponses aux questions de ton professeur.

Génial, complet !

Merci Très utile!

Bonjour Amélie; Pour ma préparation je dois analyser le paysage intérieur dans le poème.Voici mon plan: I La découverte du paysage intérieur bercé par la rêverie 1 Un monde imaginaire et idéal 2 Un monde caractérisé par la beauté,le luxe et l’exotisme 3 Le titre II L’âme du poète 1Le paysage prend les traits de la femme 2 L’âme du poète bercé par la douceur et la musicalité III Les lieux à imaginer 1 La chambre 2 Le paysage 3 Le pays

Bonjour Laura , il est préférable de garder une structure fixe dans tes commentaires : si tu fait un plan de 3 parties il faut faire deux parties chacune et si tu fait un plan de 2 parties 3 sous parties chacune sont idéales ! Cela permet d’avoir une structure claire et équilibrée ! ♥️

Bonsoir,j’ai une préparation à faire sur ce poème.La question de lecture analytique est d’analyser l’évocation du paysage extérieur dans le poème.Le prof va peut-être ramasser les préparations et faire passer un élève devant en situation d’examen.

Et moi c’est le paysage intérieur! Quelqu’un saurait ce que c’est

Je sais pas désolé

Je dirais que cets l’état d’âme du poète le paysage de ces pensés. Cets pour ça que parfois que tu entendra parler du rapport paysage extérieur – intérieur car l’un symbolise l’autre

La synesthésie c’est la « correspondance » entre les différentes sensations (ex: une sensation visuelle associée à une sensation auditive) « Doux comme les hautbois,verts comme les prairies » cf Fleurs du Mal sensations: toucher + visuelle .

la synesthésie c’est la « correspondance » entre les différentes sensations exemple une sensation visuel associé à une sensation auditive

Il y a quelque chose que je comprends pas dans ton commentaire. Dans ton II) B) tu parles de synesthésie et de correspondance. Quelles sont les correspondances ? Et comment définirais tu ce terme ? Par ailleurs, quels exemples y sont associés ? Malheureusement je n’ai pas compris cela …

J’espère que tu pourras m’éclairer sur cela.

Bien cordialement,

Oui je bloque aussi dessus! Merci d’avance !

Je pense qu’il s’agit de la théorie des correspondances. Cela consiste à la création de liens entre le monde réel et le monde spirituel du poète, permettant ainsi de créer un nouvel univers.

J’ai choisi ce poème pour mon anthologie poétique. Cette analyse me rassure, car je sais que j’ai compris ce magnifique poème ! Grâce à la création de mon anthologie, je peux maintenant assurer que Baudelaire est mon poète préféré, et que son recueil  »Les fleurs du mal » est mon favoris !

Salut très chère Amélie , pourrais tu faire s’il te plait une analyse de En attendant Godot , scène de clôture ? Ton site m aide beaucoup merci

Salut Amélie pourrais tu faire une analyse du texte de Ionesco « le roi se meurt » le texte qui est présent dans le manuel l’ecume des lettres

Tu as eu une vision pour l’épreuve écrite toi !

trop contente que vous ayez fait cette analyse ! Je m’aide beaucoup de votre site pour l’oral car vos commentaires sont toujours très claires 🙂

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L'Invitation au voyage de Baudelaire, une analyse évocative (étude de poétique et de philologie cognitive)

Profile image of Hugo Rodriguez

This paper presents a detailed analysis of Baudelaire's poem ''L'Invitation au voyage''. It aims to understand the general meaning of this poem, showing that Baudelaire's ''voyage'' comes less to an ideal paradise than to a kind of voluptuous purgatory. It brings together dimensions of the poem that are usually treated separately : biographical background, stylistic and intertextual borrowings (orientalized Holland, Goethe's Mignon, popular song and romance, Weber's music, Biblical episodes), formal structure and cognitive effects. The method of analysis is based on Benoît de Cornulier's theory of metrics, Searle and Vanderveken's speech act theory and Marc Dominicy's theory of poetic evocation. As Dominicy's theory is quite recent, the article provides substantial summary and clarification of its main theoretical and methodological hypothesis.

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Reprenant les thèses benjaminiennes quant à l’avènement d’une perception « sous forme de choc » aux XIXe et XXe siècles, venant remplacer celle dite « auratique », nous proposons une lecture croisée de Baudelaire, Flaubert et Proust visant à identifier la modernité perceptive telle qu’elle a été expérimentée dans la littérature. C’est en particulier par le rapprochement entre le chapitre dédié aux comices agricoles de Madame Bovary et à l’« ouverture pour un jour de fête » de La Prisonnière, considérés ici comme des pendants aussi forts que pouvaient l’être pour Baudelaire Les Fleurs du mal et Le Spleen de Paris, que nous essayons de penser la transformation de la perception dont ont pu témoigner ces auteurs. Nous montrons alors que la modernité perceptive peut être caractérisée par l’oscillation entre perception sous forme de choc et perception auratique, par leur réversibilité toujours possible et imminente, plus que par la simple domination de la première dans la disparition de la seconde. By accepting Benjamin’s theses on the emerging of a perception in the form of “shock”, which in the 19th and 20th century replaced the so-called “auratic” form of perception, we hereby suggest a cross-reading of Baudelaire, Flaubert, and Proust to identify perceptive modernity as it has been experimented in the literature. In particular, we try to consider the transformation of perception witnessed by the aforementioned authors by connecting the chapter from Madame Bovary on the agricultural fair to the “ouverture pour un jour de fête” from La Prisonnière, both considered here as counterparts which are quite as strong as Les Fleurs du mal and Le Spleen de Paris for Baudelaire. We then indicate that perceptive modernity, unlike matching with the domination of shock perception due to the disappearance of auratic perception, can be characterized by an oscillation between the former and the latter, as well as by their reversibility, which is always possible and imminent.

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8 Baudelaire, “L’Invitation au voyage” – Tyler Rowe

Charles baudelaire: contexte biographique.

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Charles Baudelaire (1821-1867) a moins souvent et moins longtemps voyagé que d’autres poètes du 19e siècle.  C’est même contraint et forcé qu’il effectue, en juin 1841, l’unique grand voyage de sa vie.  Afin de l’assagir et de l’arracher à la vie de bohème qu’il mène au Quartier latin à Paris, sa mère et son beau-père décident en effet de le faire embarquer sur un voilier, en partance pour Calcutta.  En réalité, Baudelaire ne se rendra jamais aux Indes.  Après s’être arrêté à l’île de Maurice, puis à l’île Bourbon (aujourd’hui La Réunion), il refuse e poursuivre sa route et revient en France en février ou mars 1842.  Mais durant ces quelques mois, il a découvert la mer, des horizons nouveaux et ensoleillés qu’il évoquera plus tard dans plusieurs de ses poèmes (« L’Albatros », « L’Homme et la mer », « À une dame Créole », par exemple).

Pourtant, ce n’est pas à cause de ce voyage que l’on a pu écrire des Fleurs du mal (publiés en 1857 et enrichies en 1861) qu’elles étaient la « Bible de l’exotisme ».  Si le thème du voyage et de l’exotisme occupe tant de place dans Les Fleurs du mal , cela tient avant tout à leur signification et à l’expérience morale qu’elles relatent.

Selon Baudelaire, en effet, l’homme est « double », déchiré entre le Ciel et l’Enfer, entre son désir de « monter » vers Dieu et la tentation de « descendre » vers Satan.  Son existence se déroule sous le signe du « spleen », c’est-à-dire l’« ennui », de tout ce qui empêche l’homme de « monter » vers Dieu.

Aussi Les Fleurs du mal recensent-elles les moyens d’échapper à ce « spleen ».  Parmi eux figure le voyage exotique.  Le thème se colore donc, chez Baudelaire, d’une teinte particulière : le voyage, c’est l’aspiration à connaître un autre monde, un univers de pureté et d’innocence ; l’exotisme, c’est la manière dont le poète l’imagine.

Le poème “L’Invitation au voyage”

Mon enfant, ma soeur, Songe à la douceur D’aller là-bas vivre ensemble! Aimer à loisir, Aimer et mourir Au pays qui te ressemble! Les soleils mouillés De ces ciels brouillés Pour mon esprit ont les charmes Si mystérieux De tes traîtres yeux, Brillant à travers leurs larmes.

Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté

Des meubles luisants,

Polis par les ans, Décoreraient notre chambre; Les plus rares fleurs Mêlant leurs odeurs Aux vagues senteurs de l’ambre, Les riches plafonds, Les miroirs profonds, La splendeur orientale, Tout y parlerait À l’âme en secret Sa douce langue natale.

Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté.

Vois sur ces canaux Dormir ces vaisseaux Dont l’humeur est vagabonde; C’est pour assouvir Ton moindre désir Qu’ils viennent du bout du monde. — Les soleils couchants Revêtent les champs, Les canaux, la ville entière, D’hyacinthe et d’or; Le monde s’endort Dans une chaude lumière.

Questions sur “L’Invitation au voyage”

  •     Quel est l’effet d’avoir un refrain dans un poème ? Quel est l’effet de ce refrain en particulier sur ce poème ?
  •     Dans ce poème, il s’agit d’un voyage imaginaire/rêvé. Comment est-ce que le poète crée ce monde onirique ? (champ lexical, figures de style, etc.) Pourquoi est-ce qu’il crée ce monde ?
  •     On remarque une rime tripartite (AABCCB)– quel est l’effet de cette rime sur le poème ?
  •     On remarque souvent dans la poésie de Baudelaire un jeu des antithèses, ou bien des juxtapositions, qu’est-ce que le narrateur juxtapose dans ce poème ?
  • Est-ce qu’il existe des exemples de la synesthésie ? Quelle est l’importance de la synesthésie dans ce poème ?

Questions sur le tableau “Luxe, came et volupté”

Luxe, calme et volupté

  •     Comment est-ce que ce tableau pourrait appartenir au mouvement pointilliste (ou bien, divisionniste , plus spécifiquement) ? Comment pourrait-il appartenir au mouvement fauviste (le mouvement auquel on relie Matisse le plus souvent) ?
  •     Normalement, on pense à la peinture à travers les yeux de quelqu’un. Alors, qui est le spectateur de cette peinture ?
  •     Comment est-ce que la description du paysage rêvé qui se trouve dans « L’Invitation au voyage » se montre dans ce tableau ?
  •     Est-ce que Matisse s’est inspiré d’autres artistes par rapport aux formes des personnages ?
  •     Comment est-ce que cette peinture se diffère des autres peintures de l’époque ? de ce mouvement ? d’autres tableaux de Matisse ?

Essai critique

(Dé)Peindre L’Invitation au voyage  : Une relecture ekphrastique du poème de

Charles Baudelaire pour le tableau Luxe, calme et volupté d’Henri Matisse

L’œuvre de Charles Baudelaire, plus particulièrement Les Fleurs du mal , a connu pas mal d’illustrations pendant ses publications multiples.  Ces illustrations figurent dans les éditions illustrées du recueil dans lesquelles il s’agit de plusieurs poèmes qui sont accompagnés par une image [1] , mais elles existent aussi à part– c’est-à-dire des poèmes des Fleurs du mal qui servent de sources d’inspiration de peintres divers.  Dans cette étude, nous verrons comment un des poèmes les plus célèbres du recueil, « L’Invitation au voyage » (1857), a inspiré le tableau quasiment célèbre du peintre Henri Matisse, Luxe, calme et volupté (1904).  De manière surprenante, il n’existe pas beaucoup de recherche sur le rapprochement entre le poème et le tableau tant connus.  En effet, Jack Flam, historien d’art et professeur, constate dans son livre, Matisse : The Man and His Art 1869-1918, qu’on ne voit rien du poème de Baudelaire dans le tableau sauf le refrain qui sert de titre : «  Luxe, calme et volupté is essentially ambiguous and enigmatic ; its ambiguity is built into its very structure » (118-120).  Pourtant, même si le tableau rejette une analyse de son sujet, à l’aide d’une analyse plus profonde du poème, on pourrait discerner un lien fort entre les deux qui va plus loin d’une inspiration titulaire.  Ainsi, dans un premier temps, nous établirons une explication de texte du poème de Baudelaire ainsi qu’une lecture approfondie du tableau de Matisse.  Ensuite, ces deux analyses nous aideront à répondre à la question suivante : comment est-ce que le poème « L’Invitation au voyage » se prête à une lecture ekphrastique qui aurait pu donner le tableau Luxe, calme et volupté (Figure 1) ?

Avant de plonger dans une analyse des deux œuvres, il faut commencer par une définition d’ekphrasis.  Tout simplement, l’ekphrasis est un terme grec qui désigne une « description » précise, détaillée et à l’écrit d’une œuvre d’art réelle ou fictive.  Gotthold Ephraim Lessing, écrivain allemand et critique d’art du 18e siècle, expose son argument de la théorie d’ekphrasis dans son essai, Laocoon ou des frontières respectives de la poésie et de la peinture (1766-1768).  Laocoon était prêtre troyen qui a été tué avec ses deux fils par deux serpents géants envoyé par Apollon.  Des variantes de cette histoire existe, mais le débat se centre sur le récit de cette histoire de Virgile dans son épopée Énéide et la sculpture de Laocoon, dont la date est mise en question.  La question centrale qu’explore Lessing dans son essai est si le sculpteur dépendait sur le récit de Virgile pour créer son œuvre d’art ou si Virgile dépendait sur la sculpture pour son inspiration littéraire.  Lessing soutient que la peinture, soumise au principe de simultanéité, représente des corps coexistant dans l’espace, tandis que la poésie, soumis au principe de diachronie, représente des actions se succédant dans le temps– c’est-à-dire que l’image est spatiale alors que la poésie est temporelle.  Il va de soi que Matisse se soit inspiré du poème puisque la publication de L’Invitation au voyage précède le tableau d’environ cinquante années.  Pourtant, la thèse de Lessing que l’image est spatiale alors que la poésie est temporelle sera une manière de rapprocher l’œuvre de Baudelaire à celle de Matisse.  Ainsi, cette étude servira non seulement de montrer un rapport entre le poème et la peinture comme deux entités qui existent complémentairement, mais aussi elle a pour but de rejeter le constat de Lessing en exposant que le poème de Baudelaire existe aussi dans l’espace tandis que la peinture de Matisse fait preuve d’une certaine temporalité.

Ce poème est extrait de « Spleen et Idéal, première partie des Fleurs du mal .  L’amour dans ce poème se colore de spiritualité.  Ce poème a été inspiré par Marie Daubrun avec qui Baudelaire a vécu de 1847 à 1856 et à qui il a voué une passion raffinée.

Baudelaire « invite » Marie Daubrun à partir ailleurs, dans un pays qui se confondrait avec l’amour et le bonheur.  Aussi, ce poème, l’un des plus célèbres et des plus harmonieux des Fleurs du mal , permet-il de comprendre la conception que le pète se fait du voyage, et la fonction que l’exotisme remplit de son œuvre.  Plus que d’un voyage véritable, qui peut toujours décevoir, il s’agit d’une promesse de voyage, où le rêve peut s’épanouir sans contrainte ; et plus que d’un pays précis, il s’agit d’une contrée imaginaire, où l’âme retrouverait sa « patrie idéale ».

« L’Invitation au voyage » se compose de trois strophes séparées par un refrain.  La première strophe développe une longue analogie entre le pays rêvé et la femme aimée ; la second décrit la chambre que le poète et sa compagne habiteraient ; la troisième strophe évoque enfin la paix qui, le soir, baigne une ville.

L’intérêt et le pouvoir de suggestion des deux premiers vers résident dans leur musique.  Le rythme très lent du pentasyllabe (vers de cinq syllabes) et la douceur des sonorités engendrent une impression de paix et de tendresse :

MON Enfant, ma Sœur,

SONge à la DOUcEUr…

Le vocabulaire la renforce.  Les adjectifs possessifs possèdent une évidente résonance affective, tout comment les noms « enfant » et « sœur ».  Selon Baudelaire, l’amour, dans sa forme spirituelle la plus haute, crée entre les amants une fraternité des esprits et des cœurs.  C’est une raison pourquoi il appelle Marie « ma sœur » (v. 1).  Le vers 3, qui est un heptasyllabe (vers de sept syllabes), se déploie comme un rêve, dont l’idée était contenue dans le verbe « songer » (v. 2).  L’imprécision géographique (« là-bas ») sollicite et favorite l’imagination.  En écho à « Songe à la douceur » (v. 2), les vers 4 et 5 indique la raison de se rendre « là-bas » : pour y « aimer ».  Ils fournissent également une première précision sur cet ailleurs.  Le temps, la souffrance, les contraintes de la vie quotidienne n’y existent plus, puis l’on peut y aimer « à loisir » (v. 4).  Le vers 6 en parachève le caractère idéal : une « correspondance » s’établit entre la femme aimée et ce « pays ».  Autrement dit, l’amour aspire à vivre pour et par lui seul, dans une région où il régnerait en maître ou en dieu.  Une structure, fondée sur le principe du reflet, apparaît ainsi : l’amour renvoie au « pays », qui lui-même s’identifie à la femme, inspiratrice de l’amour.  Cette « correspondance » s’élargit dans les vers 7 à 12.

Sur le plan de la signification, elle repose sur une équivalence entre les « soleils mouillés de ces ciels brouillés » (dans un ciel troublé par de légers nuages de pluie) et les yeux embués de larmes de Marie.  Ce sont les mêmes reflets et le même mystère, dans la mesure où la lumière voilée du regard et du ciel laisse supposer que quelque chose ou quelqu’un se dissimule derrière le brouillard et les larmes.

Sur le plan du vocabulaire, cette « correspondance » s’exprime dans la langue technique des peintres.  Par « ciels » (v. 8), en effet, on désigne en peinture la partie des tableaux représentant le ciel.  Avec sa lumière diffuse (« ciels brouillés »), le paysage évoqué fait songer à un ailleurs indéfini.  Cet ailleurs est décrit en termes de la femme (« qui te ressemble » (v.6).  Mais, comment est-elle– exotique ? belle ?  Tout reste ambiguë et cette ambiguïté se prête à une scène peinte car le peintre peut créer sa propre vision du cadre.

Composé d’heptasyllabes (vers de sept syllabes), il définit les composantes essentielles (« Là, TOUT… ») de cet ailleurs dont rêve le poète.  Le côté spatial est souligné dès le premier mot du refrain : « là ».  Comme l’indiquent les notions de « luxe » et de « volupté », la sensualité s’y révèle en harmonie avec l’ordre, la douceur (contenue dans le mot « calme ») et avec la « beauté » du monde rêvé.  Le bonheur baudelairien s’adresse à la totalité de l’être : à ses sens comme à son esprit.  Le seul verbe employé dans ce refrain, « est » (v. 13, 27 et 41), noie dans les adjectifs.  Il est presque effacé complètement par la négation « ne…que » ce qui fait que ces vers créent une imagerie fort.  Il faut aussi noter que ces trois adjectifs sont ambigus– les idées de luxe, de calme et de volupté sont complètement subjectifs ce qui reviendra plus tard dans l’étude du tableau.  Le refrain est répété trois fois au total et c’est les deux derniers vers du poème.  Il marque une sorte de changement dans le mouvement de la narration ; après chaque refrain le narrateur décrit un nouveau cadre.  Ce changement est souligné par le compte syllabique des deux vers qui crée une rupture avec le reste du poème.  La répétition de ces vers ainsi que la rupture rythmique fait que ce refrain ressortit.

Le poème devient plus spatial dans la seconde strophe avec l’introduction « des meubles » (v. 15) et « notre chambre » (v. 17).  Il y a aussi une certaine intimité avec la description de l’intérieur de la chambre rêvée.  La lumière y prédomine (« luisant », v. 15 ; « polis », v. 16).  L’emploi du conditionnel « décoreraient » (v. 17, et plus bas, « parlerait » v. 24) rappelle que la chambre demeure imaginaire, tout comme le voyage.  L’allusion aux « fleurs » (v. 18 à 20) introduit le thème de l’exotisme par l’intermédiaire : du luxe, puisque ces fleurs sont d’une espèce « rare » (v. 18), donc inconnue en Europe ; et des parfums, puisque leurs odeurs se mêlent à l’« ambre » (v. 20).  Les « miroirs » (v. 22) créent une illusion d’optique qui agrandit démesurément (ils sont « profonds », c’est-à-dire que les images qu’il reflètent procurent une sensation d’espace) les dimensions de la chambre.  Le fait de souligner le miroir met fortement l’accent sur le côté spatial du poème car l’espace qui existe dans ce cadre est doublé par le reflet du miroir.  L’exotisme s’épanouit avec la référence à la « splendeur orientale » (v. 23).  L’« ambre », senteur précieuse, fait songer à l’Orient.  Mais, cet Orient (comme la chambre) se situe non dans l’espace, mais dans le temps, aux origines mêmes du monde : la « langue natale » (v. 26) renvoie à la « patrie » de l’âme, lorsqu’elle habitait encore l’« Idéal », le paradis.  Au total, cette seconde strophe illustre chacun des termes contenus dans le refrain.  Elle orchestre aussi le thème de la synesthésie cher à Baudelaire : la vue, l’odorat et même l’ouïe (à cause de « parlerait ») y sont sollicités.

À l’intérieur de la chambre succède l’extérieur de la ville– encore plus spatial.  Le passé du conditionnel (seconde strophe) à l’indicatif « vois » (v. 29) actualise le rêve.  Les « canaux » (v. 29), qui constituent la variante urbaine du port, évoquent le voyage.  Paradoxalement, ce voyage se présente non comme un départ, mais comme un retour puis les vaisseaux « [re]viennent du bout du monde » (v. 34).  L’infini et l’évasion sont plus suggérés que véritables.  Les vers 35 à 40 usent à profusion d’expressions lumineuses : « soleils couchants » (v. 35) ; « hyacinthe » (= jaune rougeâtre, v. 38), « or » (v. 38) et « chaude lumière » (v. 40).  Toute la strophe dégage une impression de bien-être et de paix : les bateaux semblent « dormir » (v. 30), et le monde « s’endort » v. 39) dans un crépuscule encore doré et « chaud » (v. 40).

Il est évident qu’un tel poème avec tout ce champ lexical de couleur et de lumière se prête facilement à une illustration.  Mais, qu’en est-il de tout cette imagerie ?  Il y a au moins trois scènes (ou mouvements) distinctes pendant le poème.  Lorsqu’on peint un tableau, on n’a qu’un instant à dépeindre.  Même si un premier coup d’œil au tableau Luxe, calme et volupté (1904) ne donnerait pas un lien clair à L’Invitation au voyage , une explication de la forme et du fond du tableau pourrait rendre le lien explicite.

Il existe quelques études (Figure 2) pour ce tableau à l’huile, à l’aquarelle ; si on les réunit on voit tout de suite le peu d’importance qu’Henri Matisse accordait aux théories, et ceci pour une raison bien simple, c’est que pour lui tout est invention plastique et c’est cela qui le guide.  Il y a d’abord plusieurs études du lieu dont une traitée à la manière impressionniste, deux aquarelles, puis dans l’été 1904 un petit tableau du sujet, lui-même traité en grosses touches et qui a l’air à la fois fauve et pointilliste enfin en automne Luxe, calme et volupté , une toile qui reste d’allure pointilliste mais où pointe déjà quelque chose de fauve.  Matisse s’est converti au monde méditerranéen et à son bonheur de vivre mais c’est aussi un lecteur de Baudelaire comme on peut le remarquer au titre qu’il donne au tableau qui est une citation directe du refrain du poème L’Invitation au voyage [2] .  Selon Flam, «  Luxe, calme et volupté was the first painting Matisse did from imagination rather than directly from life, and his first to have a specific literary association » (118).  La scène se passe dans la lumière de la fin de l’après-midi au bord de la mer le paysage est celui du golfe de Saint-Tropez où Matisse avait rejoint Paul Signac.  Un groupe de femmes, la plupart nues, tout ce monde s’est baigné dans la mer, on se sèche, s’essuie, une nappe est au sol, sur laquelle, semble-t-il le thé est servi.  La scène représente un instant de bonheur mi-vécu, mi-rêvé.

Le tableau comprend trois zones, le ciel, la mer et la terre, disposés de part et d’autre de la ligne d’horizon et de la diagonale de la côte qui fait l’espace de cette peinture. La séparation en trois zones différentes pourrait rappeler les trois strophes du poème où chaque strophe existe dans un espace différent.  La technique du point, ici assez forte, empêche tout modelé et toute circulation de la lumière d’une chose à une autre.  Matisse œuvre dans le sens du travail de décoration murale comme toute sa génération ou presque ; la profondeur optique, et tout illusionnisme est banni, la composition doit donc tenir « optiquement » par la répartition des formes dans le tableau, donc par le pur travail plastique.  Une grande croix donnera la verticalité et l’horizontalité : l’arbre à la droite du tableau et la ligne d’horizon de la mer, une diagonale s’occupe de la profondeur : la ligne de la côte.  Toute la scène est donc concentrée dans la partie gauche du tableau à l’intérieur d’un triangle où les trois groupes de femmes sont inscrits dans trois autres triangles, ceux-là inégaux.

Matisse fait partie de ce mouvement post-impressionniste qui reste lié à l’idée centrale de la lumière.  Celle-ci est essentielle dans le tableau (tout comme dans le poème de Baudelaire où le champ lexical de lumière domine), et fort bien rendue, avec pourtant une technique qui ne facilite pas les choses dans la mesure où elle éloigne la représentation du réalisme, et où le divisionnisme des touches a plus tendance à décomposer la lumières en orangé et en rouge, il n’utilise que des couleurs vives, primaires : rouge, jaune, bleu, et complémentaires : orangé, vert et violet ; mais finalement il les place à sa manière pour faire vivre sa lumière ; concentrant les jaunes dans le ciel à gauche, les roses à droite, le reste bleu clair et rouge.  Matisse parvient pourtant à bien faire circuler sa lumière, elle a ce côté légèrement blanc, un peu métallique que prend la lumière de l’été avant de brunir et de s’éteindre.  Ici, Matisse a travaillé en zones de couleur ce qui est totalement contraire à la théorie pointilliste, il fait une plage de rouge contiguë à une plage de bleu et de vert (à gauche du tableau, le sol et la robe de la femme habillée assise), il passe du carmin au vert et bleu foncé sur l’avancée du cap du golfe, mais il ne les mélange qu’à peine.

Dans Luxe, calme et volupté , l’utilisation que Matisse fait des points et à la limite de deux choses qui se confondent : la vibration de couleur et la touche ; cette dernière est très présente, elle va lui servir de point de départ pour faire évoluer son idée de la couleur et de la peinture plate issue du muralisme de son temps.  Matisse est d’abord un formaliste, il essaie les choses comme moyens plastique et non comme idées, ces dernières ne l’ont jamais guidé sur le chemin de la peinture, le point de Georges Seurat sera pour lui le moyen de vivre dans ses tableaux la couleur pure, ce qui l’amènera chez les fauves ; mais sa liberté, son goût de l’expérimentation lui feront prendre d’autres chemins aussi.  La beauté suspendue de cette toile vient peut-être de cela, que Matisse n’obéit à rien qu’à son désir de peindre et de faire apparaître sur la toile ce qui pour lui est l’essence même de l’art.  Les formes simplifiées des corps cernés de lignes plus foncées annoncent déjà les tableaux ultérieurs de l’artiste, tandis que l’application très libre du divisionnisme préfigure le Fauvisme.

Nous avons vu que dans le refrain du poème L’Invitation au voyage le verbe « est » se perd (voire, s’annule avec la négation) parmi la densité d’adjectifs.  Pourtant, ce phénomène existe tout au long du poème.  La majorité des verbes du poème sont soit au présent de l’indicatif soit à l’infinitif.  On pourrait dire que ces temps verbaux sont « plats » – c’est-à-dire lorsqu’on emploie la majorité des verbes à ces deux temps, ils ne donnent pas beaucoup de mouvement à la narration.  Cependant, ils servent d’amplifier les descriptions.  Les noms et les adjectifs l’emportent extrêmement sur les verbes du poème ce qui fait que la description, ou l’imagerie, de ce pays rêvé est plus importante que sa temporalité [3] .  De manière contrastante, la temporalité chez Matisse dans Luxe, calme et volupté se voit clairement avec le style employé.  L’effet des touches de pinceau avec les couleurs complémentaires crée un effet optique où la couleur dominante transparaît.  Lorsqu’on regarde de près le tableau, les touches se voient clairement sans converger pour créer des formes précises.  Pourtant, lorsqu’on regarde de loin le tableau les touches s’unissent pour produire les formes distinctes.  Cet effet optique apporte un certain mouvement au tableau qui n’existe pas dans les mouvements artistiques auparavant.  Tout cela, ainsi que les exemples donnés au-dessus dans l’explication de texte et la lecture du tableau, rejette la théorie d’ekphrasis de Lessing et rapproche la peinture et le poème l’un à l’autre.

Dans son livre Matisse’s Poets, Kathryn Brown soutient que « Exemplifying Matisse’s view that illustration should never simply ‘imitate’ a particular text, the imagery for Les Fleurs du mal prompts a visual experience of beauty on the part of the reader that is often at odds with, but dependent on its linguistic counterpart » (139).  Ce constat lie intrinsèquement l’idée d’imagerie avec les mots chez Baudelaire.  Brown suggère aussi que Matisse n’avait pas pour but de donner une seule illustration pour un texte, mais l’artiste donne son interprétation d’un moment pris du texte.  Elle continue à écrire que tout au long de la création artistique de Matisse il voulait créer « un ensemble harmonieux » (138) entre image, musique et texte.  Il est intéressant le fait que Matisse choisit de peindre la scène ambiguë du refrain de L’Invitation au voyage parce que cela marque un moment de mouvement et de transformation.  Dépeindre ce moment sur la toile souligne davantage l’harmonie entre sa peinture et les mots de Baudelaire.

[1] Voir l’article de Eric T. Haskell, Picturing Paradise: Baudelaires « L’Invitation au voyage » , dans lequel il fait une étude exhaustive des nombreuses illustrations de « L’Invitation au voyage » en particulier.

[2] Voir le livre de Kathryn Brown, Matisse’s Poets, dans lequel Dr. Brown fait une étude sur des poètes dont Matisse était grand amateur et leurs liens avec les œuvres du peintre.

[3] La temporalité joue normalement un rôle important dans la poésie baudelairienne. Voir Le Cygne , par exemple.

Bibliographie

Alfred H. Barr. Matisse: His Art and His Public . The Museum of Modern Art, Arno Press, 1966.

Baudelaire, Charles.  Les Fleurs du Mal: Edition Critique . Edited by Jacques Crepet and Georges Blin, Second Edition,

Librarie Jose Corti, 1942.

Bilman, Emilie. Modern Ekphrasis . Peter Lang GmbH, Internationaler Verlag der Wissenschaften, 2013. ProQuest Ebook

Central , http://ebookcentral.proquest.com/lib/wisc/detail.action?docID=1215237 .

Carrier, David. High Art: Charles Baudelaire and the Origins of Modernist Painting . The Pennsylvania State University

Press, 1996.

Carrier, David. “Luxe, calme et volupté.” Notes in the History of Art , vol. 17, no. 1, 1997, pp. 34–38. JSTOR.

Eichhorn, Linda. Matisse and “Les Fleurs Du Mal.”   Library Chronicle of the University of Texas at Austin, vol. 27, 1984, pp.

Faris, Wendy B. Gold and Citron: The Exotic Primitivisms of Baudelaire and Gauguin, Gide and Matisse . https://madi

son.hosts.atlassys.com/shib/illiad.dll?Action=10&Form=75&Value=3355099 .

Accessed 9 Oct. 2019.

Haskell, Eric T. Illustrations of Baudelaire’s Les Fleurs Du Mal: Symbolic Dreams and Decadent Nightmares .

https://madison.hosts.atlassys.com/shib/illiad.dll?Action=10&Form=75&Value=3355292 . Accessed 3 Oct. 2019.

Haskell, Eric T. “Picturing Paradise: Baudelaire’s ‘L’Invitation au voyage.’” Elective Affinities , edited by Véronique Plesch et

al., Brill | Rodopi, 2009. DOI.org (Crossref) , doi: 10.1163/9789042026193_019 .

Jack Flam. Matisse: The Man and His Art . Cornell University Press, 1986.

Kathryn Brown. Matisse’s Poets: Critical Performance in the Artist’s Book . Bloomsbury Academic, 2017.

Lessing, Gotthold Ephraim. Laocoon: Ou des frontières respectives de la peinture et de La poésie . Translated by Frédéric

Teinturier, Klincksieck, 2011.

MacLeod, Catriona, et al. Elective Affinities: Testing Word and Image Relationships . BRILL, 2009. ProQuest Ebook Central ,

http://ebookcentral.proquest.com/lib/wisc/detail.action?docID=556863 .

Matisse, Henri. Étude pour Luxe, calme et volupté. 1904, Huile sur toile, 32.7 x 40.6 cm. Museum of Modern Art, New York.

Matisse, Henri. Luxe, calme et volupté. 1904, Huile sur toile, 98.5 x 118.5 cm. Musée d’Orsay, Paris.

Scott, David. “Tensions Dynamiques: Le Rapport Sculpture/Poétique En France, 1829-1859.” Nineteenth-Century French

Studies , vol. 35, no. 1, 2006, pp. 132–50. JSTOR.

Virgile. “L’Énéide.” Textes et Mythes Fondateurs , edited by Alain Migé, Larousse, 2010.

Procédé pictural consistant à juxtaposer des petites touches séparées. (https://www.linternaute.fr/dictionnaire/fr/definition/pointillisme/)

Technique qui consiste à appliquer la peinture directement sur la toile, par touches régulières et superposées [surtout avec des couleurs complémentaires] (https://www.linternaute.fr/dictionnaire/fr/definition/divisionnisme/)

Mouvement pictural du début du XXe siècle. Le fauvisme se caractérise par la nouveauté de ses recherches chromatiques avec des aplats larges; épais et juxtaposés de couleurs. A l'époque, ce mouvement était considéré comme particulièrement audacieux. (https://www.linternaute.fr/dictionnaire/fr/definition/fauvisme/)

Peinture Mouvement pictural du début du XXe siècle. Le fauvisme se caractérise par la nouveauté de ses recherches chromatiques avec des aplats larges; épais et juxtaposés de couleurs. A l'époque, ce mouvement était considéré comme particulièrement audacieux. (https://www.linternaute.fr/dictionnaire/fr/definition/fauvisme/)

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  • Summer Poem Linvitation Au Voyage...

Summer Poem: "L'invitation au voyage" by Charles Baudelaire

A View of a Town along the Rhine, Cornelis Springer (19th c.)

UK Literary Editor

Charles Baudelaire’s “L’invitation au voyage” (Invitation to the Voyage) is part of our summer poetry series , dedicated to making the season of vacation lyrical again. Originally published in Les Fleurs du mal in 1857, it is something of the the first great call for holiday getaway. Or so we like to think.

Taken by Felix Nadar (c. 1855)

It ought to surprise some, I think, that the poet of misery and ennuis, whose entire artistic project is predicated upon the making of beauty out of murk (an idea neatly encapsulated in the title of his greatest collection: The Flowers of Evil ), could write in longing terms about a foreign locale. Yet it is worth remarking that the idyllic land Baudelaire found so captivating was in fact inspired by the Netherlands. There’s thus no reason this poem couldn’t still very well be in evil-flower territory.

The land of order, beauty, luxury, calm and sensuousness (in no particular order) inspires the great Romantic to some of his lushest verse, not easily replicable in translation. The chorus, which has gone on to become almost ubiquitous in French culture, is particularly hard to replicate: “Là, tout n’est qu’ordre et beauté, / Luxe, calme et volupté.” And although Edna St. Vincent Millay got close to it in 1936, Jack Collings Squire’s earlier effort—which has the benefit of not being bound by copyright—is decent enough to be our translation of choice: The Invitation to the Voyage , by Charles Baudelaire(trans. Jack Collings Squire, 1909) How sweet, my own, Could we live alone Over beyond the sea! To love and to die Indolently In the land that’s akin to thee! Where the suns which rise In the watery skies Weave soft spells over my sight, As thy false eyes do When they flicker through Their tears with a dim, strange light. There all is beauty and symmetry, Pleasure and calm and luxury. Years that have gone Have polished and shone The things that would fill our room; The flowers most rare Which scent the air In the richly-ceiling’d gloom, And the mirrors profound, And the walls around With Orient splendour hung, To the soul would speak Of things she doth seek In her gentle native tongue. There all is beauty and symmetry, Pleasure and calm and luxury. The canals are deep Where the strange ships sleep Far from the land of their birth; To quench the fire Of thy least desire They have come from the ends of the earth. The sunsets drown Peaceful town And meadow, and stagnant stream In bistre and gold, And the world enfold In a warm and luminous dream. There all is beauty and symmetry, Pleasure and calm and luxury.

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Self Portrait by Charles Baudelaire

Charles Baudelaire's Fleurs du mal / Flowers of Evil

L'Invitation au voyage

Là, tout n'est qu'ordre et beauté, Luxe, calme et volupté.

— Charles Baudelaire

Invitation to the Voyage

My child, my sister, Think of the rapture Of living together there! Of loving at will, Of loving till death, In the land that is like you! The misty sunlight Of those cloudy skies Has for my spirit the charms, So mysterious, Of your treacherous eyes, Shining brightly through their tears.

There all is order and beauty, Luxury, peace, and pleasure.

Gleaming furniture, Polished by the years, Will ornament our bedroom; The rarest flowers Mingling their fragrance With the faint scent of amber, The ornate ceilings, The limpid mirrors, The oriental splendor, All would whisper there Secretly to the soul In its soft, native language.

See on the canals Those vessels sleeping. Their mood is adventurous; It's to satisfy Your slightest desire That they come from the ends of the earth. — The setting suns Adorn the fields, The canals, the whole city, With hyacinth and gold; The world falls asleep In a warm glow of light.

— William Aggeler, The Flowers of Evil (Fresno, CA: Academy Library Guild, 1954)

My daughter, my sister, Consider the vista Of living out there, you and I, To love at our leisure, Then, ending our pleasure, In climes you resemble to die. There the suns, rainy-wet, Through clouds rise and set With the selfsame enchantment to charm me That my senses receive From your eyes, that deceive, When they shine through your tears to disarm me.

There'll be nothing but beauty, wealth, pleasure, With all things in order and measure.

With old treasures furnished, By centuries burnished, To gleam in the shade of our chamber, While the rarest of flowers Vaguely mix through the hours Their own with the perfume of amber: Each sumptuous ceiling, Each mirror revealing The wealth of the East, will be hung So the part and the whole May speak to the soul In its native, indigenous tongue.

On the channels and streams See each vessel that dreams In its whimsical vagabond way, Since its for your least whim The oceans they swim From the ends of the night and the day. The sun, going down, With its glory will crown Canals, fields, and cities entire, While the whole earth is rolled In the jacinth and gold Of its warming and radiant fire.

There'll be nothing but beauty, wealth, pleasure With all things in order and measure.

— Roy Campbell, Poems of Baudelaire (New York: Pantheon Books, 1952)

An Invitation to Voyage

My child, my sister, Think of the delight Of going far off and living together! Of loving peacefully, Loving and dying In the land that bears your resemblance! The wet suns Of those disheveled skies Have for my spirit The mysterious charm Of your treacherous eyes Shining through their tears.

There, all is order and beauty, Richness, quiet and pleasure.

Highly polished furniture, Made beautiful by time, Would decorate our room; The rarest flowers Mingling their odors With the vague fragrance of amber, Rich ceilings, Deep mirrors, Eastern splendor, Everything there would speak In secret to the soul Its sweet native tongue.

Behold sleeping On the canals those ships Whose temperament is a wanderer's; It is to satisfy Your slightest desire That they come from the ends of the world. — The setting sun Clothes the fields, The canals, the entire city, With hyacinth and gold; The world goes to sleep In a warm light.

— Wallace Fowlie, Flowers of Evil (New York: Dover Publications, 1964)

Think, would it not be Sweet to live with me All alone, my child, my love? — Sleep together, share All things, in that fair Country you remind me of? Charming in the dawn There, the half-withdrawn Drenched, mysterious sun appears In the curdled skies, Treacherous as your eyes Shining from behind their tears.

There, restraint and order bless Luxury and voluptuousness.

We should have a room Never out of bloom: Tables polished by the palm Of the vanished hours Should reflect rare flowers In that amber-scented calm; Ceilings richly wrought, Mirrors deep as thought, Walls with eastern splendor hung, All should speak apart To the homesick heart In its own dear native tongue.

See, their voyage past, To their moorings fast, On the still canals asleep, These big ships; to bring You some trifling thing They have braved the furious deep. — Now the sun goes down, Tinting dyke and town, Field, canal, all things in sight, Hyacinth and gold; All that we behold Slumbers in its ruddy light.

— Edna St. Vincent Millay, Flowers of Evil (NY: Harper and Brothers, 1936)

My child mistress/mother sister/dream How acceptable all things would be Were we to live in that land where The slow and the long, short and the strong

Die in the dance of being less than one another In a perpetual summer of imageless desire. Flagellated and forgotten suns Drink in the step of my azure lost skies And move to mysterylessness our chemical miseries Within which the treadling eyes of indefiniteness Are no more than the tears of the damned. Take from my heart, a platinum measure Free of solitude's false grace And awkward adolescent pleasures. Here is the furniture That caresses the dust of the years And counts the wrinkled set into the brain On fingers that have made their own doom. Evil the eyes that look back at us in dreams, Evil the touch of the deaths that have not loved us Evil the sorrow which shelters itself from release And the evils accumulate Leaving us idle and alone Though an Eastern splendor, An Eastern hatred of the idea of loss Eddies in the river of slime That has not won us. Hidden from the waves in still canals We sit in a small boat that refuses To set forth. To satisfy need, To accommodate our need of forever, We sit in the boat And wait for a clearer sky, A more propitious moment to launch While thinking of Cortez' Miraculous slaughter of and victory over The children of the sun.

— Will Schmitz

Invitation to a Journey

My sister, my dear Consider how fair, Together to live it would be! Down yonder to fly To love, till we die, In the land which resembles thee. Those suns that rise 'Neath erratic skies, — No charm could be like unto theirs — So strange and divine, Like those eyes of thine Which glow in the midst of their tears.

There, all is order and loveliness, Luxury, calm and voluptuousness.

The tables and chairs, Polished bright by the years, Would decorate sweetly our rooms, And the rarest of flowers Would twine round our bowers And mingle their amber perfumes: The ceilings arrayed, And the mirrors inlaid, This Eastern splendour among, Would furtively steal O'er our skuls, and appeal With its tranquillous native tongue.

In the harbours, peep, At the vessels asleep (Their humour is always to roam), Yet it is but to grant Thy smallest want From the ends of the earth that they come, The sunsets beam Upon meadow and stream, And upon the city entire 'Neath a violet crest, The world sinks to rest, Illumed by a golden fire.

— Cyril Scott, Baudelaire: The Flowers of Evil (London: Elkin Mathews, 1909)

The Invitation to the Voyage

How sweet, my own, Could we live alone Over beyond the sea! To love and to die Indolently In the land that's akin to thee! Where the suns which rise In the watery skies Weave soft spells over my sight, As thy false eyes do When they flicker through Their tears with a dim, strange light.

There all is beauty and symmetry, Pleasure and calm and luxury.

Years that have gone Have polished and shone The things that would fill our room; The flowers most rare Which scent the air In the richly-ceiling'd gloom, And the mirrors profound, And the walls around With Orient splendour hung, To the soul would speak Of things she doth seek In her gentle native tongue.

The canals are deep Where the strange ships sleep Far from the land of their birth; To quench the fire Of thy least desire They have come from the ends of the earth. The sunsets drown Peaceful town And meadow, and stagnant stream In bistre and gold, And the world enfold In a warm and luminous dream.

— Jack Collings Squire, Poems and Baudelaire Flowers (London: The New Age Press, Ltd, 1909)

Two editions of Fleurs du mal were published in Baudelaire's lifetime — one in 1857 and an expanded edition in 1861. "Scraps" and censored poems were collected in Les Épaves in 1866. After Baudelaire died the following year, a "definitive" edition appeared in 1868.

  • 1857 Fleurs du mal First edition with 100 poems
  • 1861 Fleurs du mal Second edition missing censored poems but including new ones
  • 1866 Les Épaves Twenty-three "scraps" including the poems censored from the first edition
  • 1868 Fleurs du mal Comprehensive edition published after Baudelaire's death
  • All Poems (Alphabetical) Every poem from each edition
  • Audio Readings of Baudelaire mostly in French
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L'Invitation Au Voyage by Charles Baudelaire: poem analysis

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This is an analysis of the poem L'Invitation Au Voyage that begins with:

Mon enfant, ma soeur, Songe à la douceur,...

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Charles Baudelaire

When Charles Baudelaire published his collection of poems entitled Les Fleurs du Mal (The Flowers of Evil) in 1857, he shocked an entire generation. “Candor and goodness are disgusting,” he wrote in the epilogue, describing his masterpiece instead as a “nice firework of monstrosities.”

If rape, poison, dagger and fire, Have still not embroidered their pleasant designs On the banal canvas of our pitiable destinies, It’s because our soul, alas, is not bold enough!

Among poems dealing with decadence and eroticism, “L’invitation au Voyage” lacks the grotesque imageries of the real world. The poet invites his mistress to dream of another, exotic world, where they could live together.

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Baudelaire’s Les Fleurs du Mal

My child, my sister, think of the sweetness of going there to live together! To love at leisure, to love and to die in a country that is the image of you! The misty suns of those changeable skies have for me the same mysterious charm as your fickle eyes shining through their tears. There, all is harmony and beauty, luxury, calm and delight.

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Henri Duparc

As with much of Baudelaire’s poetry, however, the dream maintains a vague sense of nightmare. It presents a sequence of flashing images without meaning, and a cloud of symbols with no system. “His lover is crying and her eyes look treacherous to him, their mystery shadowing the sunlight of his dreaming. The refrain will succeed only in part in restoring a peaceful atmosphere: the reader already knows that it’s nothing more than an illusion.”

Gleaming furniture polished by age would decorate our bedroom; the rarest of flowers would mingle their fragrance with the vague scent of amber; the rich ceilings, the deep mirrors, the splendor of the Orient – everything there would speak in secret the soul’s soft native tongue. There, all is harmony and beauty, luxury, calm and delight.

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Emmanuel Chabrier

The dream confuses the souvenirs of the poet’s childhood with the only golden period of Baudelaire’s life. Furniture and flowers recall the life of his comfortable childhood, which was taken away by his father’s death. It contrasts sharply with his current life of a poor poet, who eventually had to go to court to defend against the charge that his collection was in contempt of the laws that safeguard religion and morality.

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Alphons Diepenbrock

In 1841, his stepfather had sent him on a voyage to Calcutta, India, in hopes that the young poet would manage to get his worldly habits in order. The trip provided strong impressions of the sea, sailing, and exotic ports, which he later employed in his poetry. The sense of “oriental splendor” is a recurring theme in many Baudelaire’s poems, and his Indian voyage provided an obsession of exotic places and beautiful women. In “L’invitation au voyage” these two elements combine in one photograph, one single dream of perfect happiness.

See how those ships, nomads by nature, are slumbering in the canals. To gratify your every desire they have come from the ends of the earth. The westering suns clothe the fields, the canals, and the town with reddish-orange and gold. The world falls asleep bathed in warmth and light. There, all is harmony and beauty, luxury, calm and delight.

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Hans Gefors

In the final stanza the dream reaches its resounding triumph. Vessels come from the ends of the earth to satisfy the desires of the poet’s mistress, and she is not crying anymore. The light of the setting sun turns everything golden and glorious, and the real world falls asleep. When night approaches, the dreamers achieve some real peace and they can live the beauty denied by reality. As Baudelaire tellingly writes, “how mysterious is imagination, the Queen of the Faculties.”

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I have always loved this poem for its sound in French and for its imagery. For me, the imagery suggests a kind of life in death, or death in life, corresponding to Elysium.

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Analysis of L'Invitation au Voyage

Charles baudelaire 1821 (paris) – 1867 (paris).

Mon enfant, ma soeur, Songe à la douceur, D'aller là-bas, vivre ensemble! Aimer à loisir, Aimer et mourir, Au pays qui te ressemble! Les soleils mouillés, De ces ciels brouillés, Pour mon esprit ont les charmes, Si mystérieux, De tes traîtres yeux, Brillant à travers leurs larmes.

Submitted on May 13, 2011

Modified on March 05, 2023

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Charles Baudelaire

Charles Pierre Baudelaire was a French poet who also produced notable work as an essayist, art critic, and pioneering translator of Edgar Allan Poe.  more…

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"L'Invitation au Voyage" Poetry.com. STANDS4 LLC, 2024. Web. 28 Apr. 2024. < https://www.poetry.com/poem-analysis/4981/l%27invitation-au-voyage >.

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Song Beyond the Nation: Translation, Transnationalism, Performance

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Introduction: ‘L’invitation au voyage’

  • Published: May 2021
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‘To jews, i’m a Christian; to Christians, I’m a Jew. To Russians, I’m a German; to Germans, I’m a Russian. To classicists, I’m a moderniser; to modernisers, I’m a reactionary, and so on. What to make of this? I’m neither fish, nor fowl, just a pitiful individual!’ 1 With characteristic humour and not a little sarcasm, Anton Rubinstein sums up the ambiguous reputation he enjoyed in his lifetime, as well as attitudes to his music ever since. But more than that, he identifies the ways in which seemingly definitive categories of national identity have often served to exclude more complex, transnational ways of being and thinking. Stylistically, Rubinstein’s operas, symphonies, concertos, and chamber works amply corroborate his belief that the Austro-German classical tradition formed a normative and unequivocal standard against which all other traditions were to be judged, something that pitted him against the Russian nationalist composers of the mid-19th century. It is all the more surprising, then, to find Rubinstein proposing an explicitly nationalist interpretation of song. In 1855, he published an infamous article in the Viennese journal Blätter für Theater, Musik und Kunst . Lambasting what he perceived as the dilettantism of Russian composers and arguing that national elements had no place in Russian music, he nonetheless claimed that ‘song is the only musical genre to have a fatherland’. 2 As an assimilated Jew who lived and work at the heart of the Russian Empire, Rubinstein was acutely sensitive to questions of cultural belonging and alienation, so his insistence on song as an expression of nationhood might appear strange and inconsistent. To be sure, song’s fusion of music and poetry means that its relationship to categories of national identity, made explicit through its use of various linguistic vernaculars, is potentially closer than the other genres in which Rubinstein worked. Yet Rubinstein’s claim about song’s national coordinates speaks to a persistent sense that song is especially, indeed uniquely, tied to the nation. We speak, after all, of German Lieder ; French mélodies ; Russian romansy ; Italian romanze ; Danish romancer ; and Norwegian and Swedish romanser ; and even English and American art-songs , and in each case, a distinct generic term is accompanied by its corresponding national, linguistic, or cultural epithet.

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l'invitation au voyage traduzione e analisi

L’ Invitation au Voyage

For satb chorus; text by charles baudelaire, translated by richard wilbur.

Chorus a cappella or plus 1 instrument

SATB chorus (a capella)

the San Antonio Mastersingers, Roger Melone, conductor; San Antonio, TX (January 20, 1973)

Program note

This a capella choral work, composed in 1971, is a setting of Richard Wilbur’s translation of Baudelaire’s L’Invitation au Voyage. Wilbur’s poignant setting pictures a world of obsessive imagination — a drugged vision of heaven full of sensual imagery. The music echoes the quality of the repeated refrain found in this lush translation: “There, there is nothing else but grace and measure, richness, quietness and pleasure.”

– John Corigliano

l'invitation au voyage traduzione e analisi

William Ferris Chorale; William Ferris, conductor

l'invitation au voyage traduzione e analisi

The Kansas City Chorale and the Fern Hill Orchestra; Charles Bruffy, conductor Includes L’ Invitation au Voyage

Made with ❤️ and 🔥 by Unison Media

© John Corigliano

Privacy Policy

Oregon Repertory Singers: Corigliano, Effinger, Powell

Early works, fern hill: american choral music.

L'invitation au voyage

Enciclopedia del Cinema (2004)

L'invitation au voyage

Una donna è stanca della routine familiare, di un marito sempre fuori per affari e di lunghi momenti di attesa passati a sferruzzare e a guardare fuori dalla finestra. Una sera, si avventura nel fumoso cabaret L'invitation au voyage, frequentato da ufficiali della Marina e da donne alla moda. Qui, il suo sguardo incrocia quello di un giovane ufficiale. I due ballano insieme e si corteggiano. Vagheggiano di partire lontano, verso qualche paese esotico, quando il marinaio nota la fede nuziale al dito di lei. Il sogno di fuga si è spezzato per sempre, l'ufficiale risponde all'invito di un' entraîneuse e la protagonista è costretta a tornare alla realtà della sua vita ordinaria, scomparendo dietro la porta del locale.

L'invitation au voyage , girato in grande economia di mezzi, precede di un anno il surrealista La coquille et le clergyman (basato su una sceneggiatura di Antonin Artaud) ed è il primo di una serie di film quasi privi di intreccio realizzati da Germaine Dulac. La regista non si prefigge qui l'obiettivo di illustrare la poesia di Charles Baudelaire ma si ispira solo ad alcuni versi ("Mon enfant, ma sœur,/songe à la douceur,/D'aller là-bas vivre ensemble…/Des meubles luisants,/Polis par les ans/Décoreraient notre chambre"). Più precisamente, L'invitation au voyage si muove tra i due elementi opposti che, nell'opera di Baudelaire, caratterizzano la condizione umana: lo spleen , percezione della propria impossibilità a liberarsi di una situazione angosciosa, e l' idéal , effimero tentativo di fuga da tale condizione in una dimensione temporale indefinita.

Al centro del film è la figura della protagonista, la cui tensione emotiva e il cui desiderio di fuga sono realizzati non tanto attraverso l'espressione gestuale e verbale ‒ le didascalie sono ridotte al minimo ‒ quanto mediante il montaggio e la giustapposizione delle inquadrature. Dulac lega l'idea di un cinema capace di rivelare l'interiorità dei personaggi, spesso donne, a quella, per lei conseguente, di rivelarne le condizioni socioculturali. In questo si differenzia da altri esponenti della première vague , una delle esperienze più originali del cinema europeo, alla quale possono essere ascritti anche Louis Delluc, Jean Epstein, Marcel L'Herbier e Abel Gance. In L'invitation au voyage il primo piano di Emma Gynt è alternato a scene che illustrano la frustrante monotonia della vita coniugale. Se i continui movimenti della cinepresa creano (in particolare nella scena centrale del ballo) un'atmosfera di instabilità, la musica è un elemento altrettanto importante nel sistema di significazione. I racconti dell'ufficiale sono abbinati a dettagli degli strumenti musicali dell'orchestra, e il 'crescendo' delle fantasie della donna è dato dal ritmo sempre più scatenato dell'esecuzione, reso attraverso i movimenti veloci delle gambe dei ballerini (per lo storico Richard Abel in questa sequenza è all'opera "a well extabilished model of intoxication", provvisto di un ricco ventaglio di accelerazioni, sovrimpressioni, inquadrature fuori fuoco). Il montaggio interviene anche per spezzare la rêverie . Una nave trasporta la coppia verso paesi lontani, ma questa figura dell'evasione è minata già al suo interno: l'inquadratura della donna che si affaccia da un oblò è seguita da quella di un cortile pieno di rifiuti. Poi, il flusso del desiderio, suggerito mediante una serie di immagini acquatiche con navi all'orizzonte, il primo piano del giovane marinaio, cieli aperti, il primo piano della donna e dettagli di un nuovo appartamento, è nuovamente interrotto dall'inquadratura stretta sulle mani di lei, che ne mostra la fede nuziale. Le navi del sogno si trasformano in modellini pubblicitari del cabaret. L'atmosfera emotiva del film è creata da Dulac, oltre che tramite gli sguardi sognanti dei protagonisti, attraverso un uso particolare del linguaggio cinematografico, basato sull'impiego del primo piano e di procedimenti quali il flou , il ralenti, i mascherini, l'uso di lenti deformanti che proiettano l'universo diegetico in una dimensione quasi onirica.

L'invitation au voyage segna una tappa fondamentale nel quadro delle riflessioni sul cinema 'psicologico', in cui le immagini sono orchestrate secondo criteri musicali, che restituiscono il movimento della vita e dell'interiorità umana. Il film può inoltre essere letto come un momento di transizione verso il 'cinema puro' o 'integrale', concetti espressi da Dulac nei suoi scritti della metà degli anni Venti. Il cinema, secondo la cineasta, deve liberarsi di tutte le 'impurità' derivanti dalle altre arti, in particolare dal teatro e dalla letteratura, e lasciar agire il potere emozionale dell'immagine: "Per restituire un soggetto cinematografico senza farlo sprofondare, occorre sezionarlo, moltiplicarne le forme e i movimenti, dimenticare le parole che lo raccontano per trasportarlo nei territori dell'immagine silenziosa". Il cinema puro, all'epoca al centro di numerosi dibattiti, per Dulac esprime "l'essenza stessa del cinema" e si avvicina alla musica in quanto insieme di "ritmi visuali […] che danno al movimento generale il suo significato e la sua forza". Poco dopo L'invitation au voyage , la cineasta si avventurerà, non a caso, nei territori del cinema astratto. Il film ebbe una circolazione molto limitata nelle sale commerciali, ma a un anno dalla realizzazione entrò nel circuito delle sale specializzate e dei cineclub, in Europa e negli Stati Uniti. Come dimostrano alcune recensioni, all'epoca non fu particolarmente apprezzato dai critici francesi. Qualcuno lo accusò di perdere continuamente di vista il proprio soggetto principale, ma non mancarono le eccezioni lungimiranti, come un breve articolo apparso a firma 'L'habitué du vendredi' su "Cinémagazine" (n. 49, 1927): "Germaine Dulac ha voluto tentare una prova originale: fare un film senza azione, o quasi. Possiamo dire che il tentativo è pienamente riuscito e dimostra una volta di più come, in campo cinematografico, tutte le audacie siano permesse a chi possiede il vero senso della nuova arte e conosce a fondo il suo mestiere. […] Il cinema è l'economia del movimento: Germaine Dulac ne fornisce la prova in questo breve film, in cui il minimo gesto produce la massima espressione e, di conseguenza, la massima impressione". Il film è stato poi ampiamente rivalutato dalla più recente storiografia del cinema.

Interpreti e personaggi : Emma Gynt (la donna), Raymond Dubreuil (il marinaio), Robert Mirfeuil (il festaiolo), Paul Lorbert (marinaio), Tania Daleyme (la ragazza).

Bibliografia

F. Amunategui, L'invitation au voyage , in "La revue nouvelle", n. 4, décembre 1927.

A. Colombat, L'invitation au voyage , in "On tourne", n. 10, novembre-décembre 1928.

Ch. Ford, Germaine Dulac , in Anthologie du cinéma , tome 4, Paris 1968.

R. Abel, French Cinema. The First Wave 1915-1929 , Princeton 1984.

E.C. De Miro, Germaine qui? , in "Revue d'esthétique", n° 6, 1984.

T. Williams, Pour une femme moderne et un nouveau cinéma: le sport et la danse dans les films de Germaine Dulac , in Images de la femme sportive au XIX e et au XX e siècles , a cura di L. Guido, G. Haver, Lausanne 2003.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata

l'invitation au voyage traduzione e analisi

IMAGES

  1. * L'Invitation au voyage en poésie *

    l'invitation au voyage traduzione e analisi

  2. Invitation au voyage

    l'invitation au voyage traduzione e analisi

  3. L'invitation au voyage

    l'invitation au voyage traduzione e analisi

  4. L'invitation Au Voyage Poem by Charles Baudelaire

    l'invitation au voyage traduzione e analisi

  5. L'invitation au voyage de Charles Baudelaire

    l'invitation au voyage traduzione e analisi

  6. Charles Baudelaire: L'Invitation au Voyage / Invitation to the Voyage

    l'invitation au voyage traduzione e analisi

VIDEO

  1. L'INVITATION AU VOYAGE (BAUDELAIRE/JOAQUIM GARCIA)

  2. Léo Ferré

  3. L'invitation au voyage

  4. Trading Online Live su Forex

  5. "L'invitation au voyage". Duparc. Pierre Bernac

  6. 2 RAGAZZI MINACCIATI DA UN COLLABORATORE DI LUCA VALORI

COMMENTS

  1. Battiato e Baudelaire, un invito al viaggio

    Cominciamo col riportare il testo di Invitation au voyage di Baudelaire con la traduzione di Raboni a fronte. Per un approfondimento rimandiamo al bell'articolo di Laura Ingallinella su criticaletteraria.org. LIII. - L'Invitation au voyage. Mon enfant, ma soeur, Songe à la douceur D'aller là-bas vivre ensemble! Aimer à loisir,

  2. Translating Baudelaire: L'Invitation au Voyage

    Photo: Fern Nesson. In my translation of "L'Invitation Au Voyage," I tried my best to communicate Baudelaire's thoughts and style but, in one instance, I gave up. The famous refrain — "Là, tout n'est qu'ordre et beauté, luxe, calme et volupté — defeated me. I could find no English words that could reproduce Baudelaire's ...

  3. L'invitation au voyage (L'invito al viaggio)

    {Charles Baudelaire — L'invitation au voyage} L'invito al viaggio. Piccola mia, sorella, Pensa alla dolcezza di andare a vivere laggiù insieme! Amare a volontà, amare e morire, ... questa è la corretta traduzione del verso. Leonardo ha detto: 16 Dicembre 2022 alle 12:59. eii. vogliadipoesia ha detto: 25 Aprile 2023 alle 18:45

  4. "Invito al viaggio": quando Franco Battiato citò Baudelaire

    Invito al viaggio di Franco Battiato: testo. Ti invito al viaggio. In quel paese che ti assomiglia tanto. I soli languidi dei suoi cieli annebbiati. Hanno per il mio spirito l'incanto. Dei tuoi ...

  5. Charles Baudelaire

    i canali e tutta la città, di giacinto e di oro. In una calda luce si addormenta il mondo. Là tutto non è che ordine e beltà, lusso calma e voluttà. Traduzione di Marcello Comitini---L'invitation au voyage. Mon enfant, ma sœur, Songe à la douceur D'aller là-bas vivre ensemble; Aimer à loisir, Aimer et mourir Au pays qui te ressemble ...

  6. The Invitation to the Voyage Analysis

    The Poem. "The Invitation to the Voyage" is number 53 in Les Fleurs du mal ( Flowers of Evil, 1909), part of the book's "Spleen and Ideal" section. Written in direct address, the poem ...

  7. "L'Invitation au voyage" de Baudelaire : une analyse évocative

    This article proposes an analysis of Baudelaire's "L'Invitation au voyage" under the scope of Marc Dominicy's theory of poetic evocation. This theory, recent in its final form, brings together the philological, metrical and cognitive dimensions of a poem. It aims to describe the cognitive mechanisms intentionnally released by the poem, through its double organisation (linguistic and metrical ...

  8. In compagnia di Baudelaire : traduzione, dialogo, imitazione

    E ha il timbro dell'invocazione che apre L'invitation au voyage : « Mon enfant, ma soeur ». 25 L'estranea è diventata, in questo altro tempo, davvero prossima, confidente e interlocutrice di una certezza : la certezza di un'esperienza d'amore non vissuta, eppure più forte d'ogni vissuto amore.

  9. L'invitation au voyage, Baudelaire : analyse pour le bac

    Voici une analyse de « L'Invitation au voyage » de Charles Baudelaire extrait du recueil Les Fleurs du mal (1857).. L'invitation au voyage, introduction : « L'Invitation au voyage » se situe au cœur de la section « Spleen et Idéal » des Fleurs du Mal. Baudelaire évoque ici un monde idéal et nous livre sa vision de la poésie. Il s'adresse à la femme aimée et l'invite à ...

  10. (PDF) L'Invitation au voyage de Baudelaire, une analyse évocative

    COGNITIVE PHILOLOGY No 7 (2014) « L'Invitation au voyage » de "audelaire Une analyse évocative Hugo Rodriguez* * Université Libre de Bruxelles, Faculté de Philosophie et Lettres Fonds National de la Recherche Scientifique ([email protected]) 1. Introduction1 Lorsqu'on examine les travaux consacrés de près ou de loin à « L ...

  11. L'invitation au voyage

    In the land that's akin to thee! Their tears with a dim, strange light. Pleasure and calm and luxury. In her gentle native tongue. Pleasure and calm and luxury. They have come from the ends of the earth. In a warm and luminous dream. Pleasure and calm and luxury.

  12. 8 Baudelaire, "L'Invitation au voyage"

    Charles Baudelaire (1821-1867) a moins souvent et moins longtemps voyagé que d'autres poètes du 19e siècle. C'est même contraint et forcé qu'il effectue, en juin 1841, l'unique grand voyage de sa vie. Afin de l'assagir et de l'arracher à la vie de bohème qu'il mène au Quartier latin à Paris, sa mère et son beau-père ...

  13. Summer Poem: L'invitation Au Voyage By Charles Baudelaire

    UK Literary Editor. 28 June 2017. Charles Baudelaire's "L'invitation au voyage" (Invitation to the Voyage) is part of our summer poetry series, dedicated to making the season of vacation lyrical again. Originally published in Les Fleurs du mal in 1857, it is something of the the first great call for holiday getaway. Or so we like to think.

  14. L'Invitation au voyage (Invitation to the Voyage) by Charles Baudelaire

    Invitation to the Voyage. My daughter, my sister, Consider the vista Of living out there, you and I, To love at our leisure, Then, ending our pleasure, In climes you resemble to die. There the suns, rainy-wet, Through clouds rise and set With the selfsame enchantment to charm me That my senses receive From your eyes, that deceive, When they ...

  15. Baudelaire, Charles

    5 / 5 (1) Invito al viaggio. Bimba mia, mia sorella. pensa alla dolcezza. d'andare a vivere insieme laggiù ! Amare a bell'agio, amare e morire. nel paese che ti somiglia. I soli umidi.

  16. L'Invitation Au Voyage by Charles Baudelaire: poem analysis

    Average number of symbols per line: 27 (strings are less long than medium ones) Average number of words per line: 4. Mood of the speaker: The punctuation marks are various. Neither mark predominates. If you write a school or university poetry essay, you should Include in your explanation of the poem: summary of L'Invitation Au Voyage;

  17. How Charles Baudelaire's "L'invitation au Voyage ...

    As Baudelaire tellingly writes, "how mysterious is imagination, the Queen of the Faculties.". Hans Gefors: L'invitation au voyage (Brigitta Svenden, mezzo-soprano; Nils-Erik Sparf, violin; Mats Bergström, cond.) We look at the music that Charles Baudelaire's "L'invitation au Voyage" inspired, composed by duParc, Chabrier ...

  18. Charles Baudelaire

    Traduzione di "L'invitation au voyage" Francese → Italiano, testi di Charles Baudelaire. Cerca. Aiuto. Accedi. Diventa traduttore; Richiedi una nuova traduzione; ... L'invitation au voyage. Mon enfant, ma sœur, Songe à la douceur. D'aller là-bas vivre ensemble ! Aimer à loisir, Aimer et mourir.

  19. L'invitation au voyage, Charles Baudelaire :: Commenti al testo

    L'invitation au voyage. Sei nella sezione Commenti Domenico Morana - 01/07/2013 21:49:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana »] Una perfetta corrente ascensionale è sotto il primo colpo d'ala di quest'albatro! ... Stupenda poesia e stupenda traduzione. Complimenti, Giuliano!

  20. L'Invitation au Voyage Poem Analysis

    Songe à la douceur, A. D'aller là-bas, vivre ensemble! Aimer à loisir, A. Aimer et mourir, A. Au pays qui te ressemble! Les soleils mouillés, C. De ces ciels brouillés, C. Pour mon esprit ont les charmes, C. Si mystérieux, C.

  21. Introduction: 'L'invitation au voyage'

    Similarly, 'Kennst du das Land?' became both Ambroise Thomas' 'Connais-tu le pays?' from his operatic version of Mignon (1866), and Charles Baudelaire's 'L'invitation au voyage' (1855), set to music by not only by Henri Duparc (1870), but also Jules Cressonnois (1863), Emmanuel Chabrier (1870), Maurice Rollinat (1892), and ...

  22. L' Invitation au Voyage

    This a capella choral work, composed in 1971, is a setting of Richard Wilbur's translation of Baudelaire's L'Invitation au Voyage. Wilbur's poignant setting pictures a world of obsessive imagination — a drugged vision of heaven full of sensual imagery.

  23. L'invitation au voyage

    L'invitation au voyage segna una tappa fondamentale nel quadro delle riflessioni sul cinema 'psicologico', in cui le immagini sono orchestrate secondo criteri musicali, che restituiscono il movimento della vita e dell'interiorità umana. Il film può inoltre essere letto come un momento di transizione verso il 'cinema puro' o 'integrale', concetti espressi da Dulac nei suoi scritti della metà ...